Suicidio assistito Tre bolognesi pronti a partire
Sono 7 le persone, 3 a Bologna, che da settembre a oggi hanno fatto richiesta in EmiliaRomagna di accedere al percorso di suicidio assistito per porre fine a condizioni di salute gravi, come fatto lunedì da Fabiano Antoniani, dj Fabo, il 40enne milanese rimasto tetraplegico e cieco dopo un incidente: una vicenda che ha acceso nuovamente le polemiche sulle leggi necessarie sul fine vita.
A fornire il dato è l’associazione Exit Italia, realtà torinese che con l’associazione Luca Coscioni è in prima linea nella battaglia per l’introduzione del testamento biologico in Italia. Casi di persone pronte ad affrontare un viaggio in Svizzera per poter accedere al suicidio assistito o alle forma di eutanasia autorizzate in altri Paesi. In regione sono 420 gli iscritti a Exit Italia sui 3.985 a livello nazionale, ovvero cittadini che hanno sottoscritto un testamento biologico simbolico tramite l’associazione, unica in Italia in collegamento con due realtà svizzere, la Ex International di Berna e la Dignitas di Zurigo (dove è morto il 40enne) per dare assistenza e accompagnamento alla morte volontaria assistita per una persona che ne faccia richiesta. «La nostra battaglia principale è quella sul testamento biologico, insieme alla Luca Coscioni abbiamo raccolto 70.000 firme per una proposta di legge di iniziativa popolare — spiega il presidente Emilio Coveri —. Per i viaggi in Svizzera diamo informazioni e mettiamo in contatto le persone con le cliniche, non accompagniamo nessuno, perché rischieremmo dal punto di vista legale».
Coveri sottolinea che «la Svizzera è diventata un punto di riferimento perché è vicina e ci sono aree dove si parla italiano, noi non conosciamo direttamente tutti ma permettiamo l’arrivo delle cartelle cliniche, perché ci sono severi controlli prima di far partire l’iter». E spesso «sappiamo che il suicidio è avvenuto solo perché le famiglie dei malati non rinnovano la tessera, la privacy è massima».