Corriere di Bologna

Cgil, come cambiano gli iscritti Meno industrie, più servizi

Oltre 800 mila tessere in regione. Preoccupan­o le ore di cassa integrazio­ne

- Francesca Candioli

Il mercato del lavoro si sposta sempre più verso il terzo settore, e i risultati si vedono anche tra chi l’anno scorso ha deciso di iscriversi al più antico sindacato italiano. Se fino a tre anni fa era la Fiom, con i suoi operai metallurgi­ci, la categoria più rappresent­ata all’interno della Cgil regionale, oggi è diventata il gruppo che più paga lo scotto dei tempi che cambiano (-1,6%, pari a circa 1.115 tesserati in meno rispetto al 2015).

Al contrario invece della Filcams che ingloba commercio, turismo e servizi: è questa oggi la realtà che si è conquistat­a il titolo, proprio come nel 2015, di categoria più rappresent­ata con 73.362 lavoratori, di cui il 70% è donna (+2,4%, 1.717 in più). Poi c’è la Fiom con 69.506 persone e la Fp con 47.711 (-2,1%, 1046 in meno); ma assieme a loro crollano anche gli affiliati a Fillea-costruzion­i (-3,8%, 956 in meno) e alla Filctem dell’energia, dei tessili e dei chimici ( -1,2%, 361 in meno).

A dirlo sono i dati di bilancio diffusi dalla Confederaz­ione, che alla fine dell’anno scorso ha contato 822.947 iscritti (+0,09%, 771 in più). A crescere però sono solo i lavoratori attivi, che aumentano dello 0,7%, di fatto di 2.558 persone in più su un totale di 362.435 unità. Mentre a calare, anche per effetto dell’allungamen­to dell’età per fuoriuscir­e dal mercato, sono i pensionati, che costituisc­ono il 56% dei tesserati, e scendono a quota 460.512 (-0,4%, 1787 in meno). «Possiamo leggere i nostri numeri interni, che sono positivi, come il risultato concreto di ciò che sta accadendo nel mondo del lavoro — spiega Luigi Giove, il segretario generale della Cgil Er —. Se calano gli iscritti nel settore manifattur­iero è perché la nostra industria è in crisi, soprattutt­o il settore edilizio che continua a perdere occupati, mentre crescono o rimangono stabili tutti i tesserati legati ai servizi pubblici e privati. Ma con loro aumenta anche quella che è l’ultima frontiera del precariato: tutti coloro che fanno parte del Nidil e sono raddoppiat­i rispetto al 2010». Una categoria, forse la più sensibile, che racchiude tutti gli occupati atipici, tra voucherist­i, gente a partita Iva, somministr­ati e collaboraz­ioni occasional­i e continuati­ve: in questo caso si contano 4298 persone in più, il 26,8% in più rispetto al 2015, su 20.347 iscritti, dei quali il 53 % è donna.

Tra di loro ci sono anche diversi giovani: circa il 35% degli atipici sono under 35, che dentro la Cgil costituisc­ono il 18% dei lavoratori attivi. Nel Nidil ci sono anche diversi stranieri, circa il 34,2%, che oltre a qui sono presenti soprattutt­o nei trasporti di Filt e nell’agro-industria di Flai, che nel 2016 ha perso circa lo 0,2% dei suoi tesserati. «Siamo preoccupat­i per la nostra industria: il pil dell’Emilia-Romagna è aumentato solo grazie all’export e a chi ha saputo investire all’estero — continua Giove —, mentre l’anno scorso abbiamo registrato oltre 36 mila ore di cassa integrazio­ne straordina­ria (Cgis), con numeri da record in città come Bologna che non avevamo mai visto neanche nei peggiori anni della crisi».

Per la Cigs è il capoluogo a registrare il numero più alto con 9.715 ore, contro le 6.311 del 2015 e le 9.201 del 2010, e subito dopo c’è Modena con 9.245, Ravenna con 2.399 e Reggio Emilia con 6.228.

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