Il mese d’inferno che ha ucciso il Bologna
Febbraio nero per Donadoni. Sei partite di fila subendo gol nel finale, dubbi sul futuro di molti giocatori
La buona notizia in casa Bologna è che si è chiuso il mese di febbraio, ovvero quello che ha cancellato sogni, ambizioni e sorrisi in casa rossoblù relativi a questa stagione. Un mese da incubo a cui l’ambiente rossoblù si era approcciato in modo positivo, con quel filotto da sette punti in tre partite che sembrava aver ridato vigore alla stagione di Donadoni e dei suoi ragazzi: le vittorie contro Crotone e Torino e il pari, pur beffardo, di Cagliari, avevano lasciato il Bologna a un solo punto dal decimo posto, per giunta con una partita da recuperare.
Nulla di roboante, ma ce n’era abbastanza per confidare in quella crescita che rappresenta l’obiettivo-base di Joey Saputo. Invece, a febbraio il Bologna è sparito. Si è arrotolato su se stesso, incartandosi tra figuracce, ingenuità ed errori ripetuti con preoccupante costanza e raccogliendo un solo punto in cinque partite, contro il Genoa digiuno di vittorie da dicembre. Nell’ultimo mese sono emersi tutti i limiti strutturali e psicologici di un Bologna incredibilmente fragile, che ha subito gol nell’ultimo quarto d’ora in tutte le partite giocate a febbraio (7 sui 16 totali tra Napoli, Milan, Sampdoria, Inter e Genoa, ma contando anche Cagliari a fine gennaio la striscia aperta si allunga a sei gare), lasciando sul campo punti, fiducia e certezze.
La storia di Donadoni come allenatore racconta che questo è un momento della stagione particolarmente difficile per le sue squadre, dato che febbraio e l’incombente marzo sono i mesi in cui ha raccolto meno punti in A in carriera (0,97 di media a febbraio, dopo l’avarissimo 2017, e 1,07 a marzo), ma stavolta il bilancio è stato davvero in rosso: due seratacce impossibili da cancellare, come l’1-7 contro il Napoli e il ko in doppia superiorità numerica contro il Milan, qualche rimpianto arbitrale e pure alcuni acciacchi che gli hanno via via tolto giocatori preziosi.
L’impressione è che l’unodue da ko tra Napoli e Milan abbia rotto qualcosa, incrinando equilibri già labili fino a generare un mese da tredici gol subiti in cinque partite e da soli tre gol fatti, due dei quali arrivati con conclusioni da fuori area (Dzemaili e Viviani, entrambi a Genova su sponde diverse). Fa eccezione l’inutile zuccata da pochi passi di Torosidis contro il Napoli, mentre gennaio si era chiuso su quel triangolo tra Verdi, Krejci e Destro che rappresenta una delle azioni da gol più riuscite della stagione del Bologna: nell’ultimo mese è andata male a tutti e tre, tra la comprensibile ruggine post-infortunio del fantasista, l’evidente fatica del ceco — quello con più minuti sul campo in stagione —eitormenti di Destro, fischiato dal pubblico e poi andato ko a Marassi contro la Samp.
Un guaio dietro l’altro che ha peggiorato, partita dopo partita, la classifica rossoblù fino all’attuale quindicesimo posto con 28 punti, con la decima e l’undicesima posizione distanti ormai sette punti, e con un sensibile peggioramento (-6 punti) rispetto alla classifica di un anno fa, quando la squadra però «regalò» le prime dieci giornate. Ma soprattutto un mese che ha fatto affiorare dubbi e preoccupazioni sempre maggiori sul reale valore di molti giocatori e il timore che questo, per il progetto tecnico rossoblù, si possa rivelare soprattutto un anno perso.