UN SISTEMA IRRIFORMABILE
Tutte le statistiche ce lo dicono: l’Italia è tra gli ultimi Paesi al mondo per produttività del lavoro. E per tutta risposta la situazione dei medici fiscali che dovrebbero contribuire a migliorare la situazione è in linea con quella di quasi tutti i settori afflitti da spending review: langue. Non ci sono abbastanza fondi per sostenere la loro attività, sia come remunerazione, sia per procedere a ulteriori assunzioni. Il risultato? Come è stato ben evidenziato dal Corriere di Bologna di domenica, i certificati sono in crescita del 7 per cento nel privato e ben del 22 per cento nel pubblico. Con tanti saluti alla necessità di far crescere la produttività nel settore pubblico. Certamente, la contrazione della spesa pubblica, alla quale anche l’Inps è soggetta, comporta tagli anche dove non si dovrebbe. Ma è anche vero che una razionalizzazione della spesa non dovrebbe arrivare a colpire servizi così importanti. In ogni caso, gli esigui onorari pagati ai medici fiscali, il conseguente calo delle prestazioni e la crescita dei certificati che ne è conseguita sono tutti fenomeni figli di una stessa madre: una restrizione fiscale senza precedenti che, anziché intaccare i veri privilegi del Paese, va a modificare in maniera permanente la struttura degli incentivi al lavoro. È risaputo che i salari netti da tassazione sono troppo bassi: molte persone non lavorano quanto potrebbero o vorrebbero. Ed è scandaloso che mansioni importanti siano pagate così poco (come è possibile non corrispondere nemmeno il rimborso spese per l’auto?). È evidente che le restrizioni fiscali, di cui l’Italia ha bisogno per non trovarsi sotto scacco dai mercati finanziari, non hanno sortito l’effetto di attaccare le rendite, formate per lo più da stipendi eccessivamente alti della dirigenza pubblica rispetto a chi non occupa funzioni apicali. Ma va pure aggiunto come la spesa pensionistica che l’Inps deve gestire non è stata corretta nei tempi necessari. Le riforme sono state realizzate troppo in fretta e sono state anche eccessivamente invasive. Diciamolo chiaramente: da più di vent’anni si attende un riequilibrio del sistema pensionistico che solo ora sembra a portata di mano. Quando ci si era quasi arrivati, una grottesca sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito (in sostanza) che era illegittimo tagliare le pensioni più alte (con assegni superiori a diecimila euro al mese), con l’impatto di rendere legittimo il taglio a quelle più basse e ai servizi accessori, come appunto le visite fiscali. Quando si dice che l’Italia è irriformabile, forse non ci si allontana dal vero.