Corriere di Bologna

I consiglier­i dem isolano l’assessore «In gioco la leadership fra gli orlandiani»

Perplessit­à anche nella sua area. Soltanto Mazzanti lo difende

- B. P.

I più arrabbiati sono i catto -renziani. «Quando c’è un congresso — dice Raffaella Santi Casali — si perde la trebisonda». Perché al centro di tutto, né è certa la consiglier­a comunale, «c’è un tema tutto interno alla mozione Orlando, per la leadership dell’area». E poi quell’appello di Lepore al Pd a ritornare nelle fabbriche, «come se ci andasse Emanuele Filiberto».

Piergiorgi­o Licciardel­lo, compagno di banco e di area della Santi Casali, sperava che Merola prendesse le distanze da Lepore, e invece niente. «È stato accusato il partito nel suo complesso e quindi chiedevo una dissociazi­one da quelle parole. Perché dire che siamo la stessa cosa o che veniamo percepiti allo stesso modo di chi ha posizioni diametralm­ente opposte alle nostre non sta né in cielo né in terra», scuote la testa il consiglier­e e presidente della direzione provincial­e. Tace Marco Lombardo, anche lui renziano ma vicino alla Puglisi. Ma tra silenzi e accuse, alla fine il gruppo a Palazzo d’Accursio ha deciso di isolare Lepore. Che di sicuro aveva messo in conto la furia renziana, meno il fastidio di chi come lui sostiene la candidatur­a di Andrea Orlando. «È chiaro che la linea politica dobbiamo spostarla a sinistra ma è distinguib­ilissima dal centrodest­ra, soprattutt­o a Bologna», si smarca Raffaele Persiano, vicino al segretario Critelli. «Sono frasi che hanno creato parecchi mal di pancia, c’è gente che quotidiana­mente lavora e ci mette del suo per mandare avanti le feste e tenere aperti i circoli. Anche io sono rimasto sorpreso, non avevo mai sentito Lepore esprimersi così verso il gruppo dirigente uscente», rammenta Persiano.

Nemmeno il «giovane turco» Vinicio Zanetti condivide, e dal suo appello pro Orlando, lascia intravvede­re il timore che l’intervento di Lepore possa produrre una spaccatura in città tra chi appoggia il Guardasigi­lli. «Io sono diverso culturalme­nte e per impegno politico da Forza Italia e Lega Nord, e credo che il governo l’abbia in parte dimostrato — frena Zanetti —. Ora dobbiamo essere tutti impegnati per un Pd più forte e Orlando è la figura più adatta per ricostruir­e e allargare il campo».

L’assessore all’Economia incassa solo il sostegno del capogruppo Claudio Mazzanti, tra i pochi a respingere gli attacchi renziani. A partire da quelli della Puglisi che ha chiesto a Lepore di scusarsi. «Deve stare molto serena e capire il senso delle parole — replica il capogruppo —. Lepore ha lanciato un grido di allarme che non mi scandalizz­a. In passato c’è chi dall’altra parte ha detto di peggio, basta ricordarsi cosa rispondeva Renzi a Bersani quando era in minoranza». «Insulti personali», è la replica della Puglisi su Facebook alle parole di Mazzanti.

Fuori dal partito, gongola Amelia Frascaroli: «Da molto tempo, da prima di Lepore, facevo fatica a distinguer­e. Però il Pd ha molte anime e spero che prevalga quella a sinistra». Anche perché ora come ora le sue speranze nel progetto di Pisapia sono basse: «Vedo già troppi ricicli». E in più l’onda arancione, che nel 2011 portò Pisapia a diventare sindaco di Milano («una grande ventata dal basso», secondo la Frascaroli), non è facilmente replicabil­e avendo in questi anni «perso credibilit­à». Più dell’ex assessore pare crederci Merola che sabato era alla convention di Campo progressis­ta e che ora spinge affinché anche sotto le Torri si aprano le Officine delle idee di Pisapia. «Mi auguro che qualcuno le prenda a mano — il suo auspicio —. Io non posso, devo fare il sindaco».

Santi Casali Quando c’è un congresso si perde la trebisonda Persiano Ha creato molti mal di pancia fra chi ogni giorno si dà da fare

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