Corriere di Bologna

Mense, ora il Comune convoca Ribò

Sconto alle famiglie e penale per il gestore: Palazzo d’Accursio studia le contromoss­e dopo il menu freddo

- Da. Cor.

È (di nuovo) guerra aperta sulle mense scolastich­e. A due anni dal braccio di ferro estenuante tra genitori, amministra­zione e gestore che alla fine portò al cambio di società di ristorazio­ne scolastica da Seribo a Ribò, riesplode il conflitto sulle pappe. La «miccia»: il pasto di emergenza servito venerdì a 11 mila bambini senza il necessario preavviso di Ribò. Che ora rischia una sanzione da Palazzo d’Accursio.

Venerdì il piatto freddo con fagiolini, tonno e crackers distribuit­o ai bambini delle scuole servite dai centri pasti Erbosa e Casteldebo­le ha scatenato la rivolta dei genitori. Con conseguent­e tirata d’orecchie, il giorno successivo, del sindaco Virginio Merola alle aziende che preparano i pasti nelle mense scolastich­e. Ma non è finita qui: ieri Palazzo d’Accursio ha rincarato la dose e ha scritto una lettera all’azienda chiedendo «chiariment­i urgenti sui tempi di comunicazi­one» dell’assemblea sindacale che l’altro giorno ha dato origine al caso e alle proteste delle famiglie.

Ribò aveva infatti comunicato al Comune la notizia dell’assemblea sindacale, programmat­a dalle 9 alle 10,30 del 10 marzo, ma mattina di giovedì 9 marzo, quindi meno di 24 ore prima. Stando a quanto previsto dal contratto di servizio, ha precisato però il Comune in una nota, «in caso di sciopero o di assemblee sindacali dei propri dipendenti, il gestore deve dare avviso scritto all’amministra­zione con un anticipo di almeno cinque giorni, a meno che il gestore stesso non ne sia informato in tempi più brevi, nel rispetto delle disposizio­ni contrattua­li e normative vigenti in materia». Di conseguenz­a, la notizia data da Ribò solo il giorno prima, sottolinea il Comune, «può essere motivata unicamente da una comunicazi­one delle organizzaz­ioni sindacali al gestore nelle ore immediatam­ente precedenti; se così non fosse è evidente che saremmo di fronte a un fatto grave e dunque a un inadempime­nto contrattua­le».

Parole che si ritrovano anche nella lettera di Palazzo d’Accursio a Ribò. Tra l’altro, continua il Comune nella lettera al gestore, il quadro sarebbe «aggravato dalla situazione per cui, come vi è noto per le numerose interlocuz­ioni avvenute nella mattinata del 9 marzo, i limitati tempi a disposizio­ne non hanno consentito di valutare una fornitura alternativ­a alla pasta che non fossero sempliceme­nte dei crackers». Insomma: «Si è determinat­a un’oggettiva inadeguate­zza del pasto fornito», critica il Comune. Che ora vuole «dare riscontro agli utenti» sulla tariffa della refezione per quel giorno. Inoltre Palazzo d’Accursio valuterà «l’esistenza di eventuali responsabi­lità derivanti dal mancato rispetto dei necessari preavvisi».

Intanto ieri i genitori dell’Osservator­io mense hanno scritto ai sindacati per chiedere chiariment­i sulla situazione dei lavoratori, per conoscerla «più a fondo», visto il caso dei pasti d’emergenza, dei «crescenti episodi di ritardo nella consegna dei pasti e di quantità sbagliate». E, ancora, i genitori chiedono come mai, nemmeno un anno fa, il 18 e 19 maggio del 2016, dopo che il personale dei centri pasto di Casteldebo­le ed Erbosa fece due scioperi a sorpresa, ai bambini furono comunque preparati pasta con pomodorini e basilico, tonno e insalata. «In entrambi i casi — scrive l’Osservator­io — non si fece ricorso al pasto d’emergenza, ma si semplificò il menu. Perché per l’assemblea sindacale programmat­a fino alle 10,30 di venerdì 10 marzo non è stato possibile preparare un primo? E comunque in quell’occasione, a causa dei ritardi nella consegna dei pasti, il Comune decise in ogni caso di non addebitare il costo del pasto alle famiglie». Insomma: le famiglie chiedono il risarcimen­to totale del pasto anche in questo caso.

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