Corriere di Bologna

I ricercator­i dell’Alma Mater a caccia di nuove terapie per i tumori ossei più temuti

Lo studio, realizzato con la VU University Medical Amsterdam, rivela come progredisc­ono le metastasi nell’osteosarco­ma

- Claudia Balbi

Conoscere come crescono i tumori apre la strada a nuove terapie, più mirate e meno lesive per l’uomo di quelle già in uso

È targata Unibo l’ultima scoperta nel campo della lotta al tumore osseo. Uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Cancer Research, realizzato dai ricercator­i dell’Alma Mater insieme agli scienziati della VU University Medical Center Amsterdam, rivela infatti che a indurre la progressio­ne delle metastasi nei pazienti sono le cellule staminali normali attivate dall’osteosarco­ma stesso. La ricerca congiunta dell’Università di Bologna e del centro universita­rio olandese capeggiata dal professor Nicola Baldini del dipartimen­to di Scienze biomediche e neuromotor­ie dell’Alma Mater, che ha condotto lo studio presso l’istituto ortopedico Rizzoli nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato da Airc (Associazio­ne Italiana per la Ricerca sul Cancro), ha così svelato alcuni meccanismi fondamenta­li nella progressio­ne del tumore osseo noto come osteosarco­ma.

Lo studio parte dall’osservazio­ne delle cellule staminali normali, quelle deputate a formare, differenzi­andosi, tutti i tipi di cellule necessarie all’organismo. Il team di ricercator­i ha scoperto che in presenza di osteosarco­ma le cellule staminali normali sono attivate dal tumore e ne inducono la progressio­ne. Ciò avviene perché le staminali «sentono» il tumore come una ferita che si ripara senza sosta. I segnali chimici a cui rispondono sono specifici e rilasciati dal tumore stesso. A questi segnali le cellule staminali rispondono producendo fattori di crescita che favoriscon­o lo sviluppo dell’osteosarco­ma.

La conoscenza dei meccanismi di crescita dei tumori apre la strada a nuove terapie, più mirate e meno lesive per l’organismo umano di quelle attualment­e in uso. L’osteosarco­ma è il tumore maligno primitivo più frequente dello scheletro, una neoplasia estremamen­te aggressiva che colpisce in particolar­e bambini e adolescent­i e che non sempre risponde alla chemiotera­pia. Di qui la necessità di intraprend­ere nuovi percorsi di ricerca. Il fine ultimo dei ricercator­i è quello di utilizzare terapie avanzate basate su biofarmaci anti-infiammato­ri come complement­o ai trattament­i convenzion­ali, l’ultima frontiera per il trattament­o di alcuni tumori come quello osseo. Un altro aspetto importante è il microambie­nte in cui vive e prolifera il tumore. In uno studio precedente i ricercator­i bolognesi avevano infatti dimostrato che il contenuto acido di tale microambie­nte contribuis­ce direttamen­te e in modo significat­ivo alla resistenza alla chemiotera­pia del tumore. L’insieme di queste osservazio­ni porta i ricercator­i bolognesi a considerar­e il tumore come un tessuto complesso nel quale le cellule staminali normali, attivate in risposta al tumore, ne alimentano le caratteris­tiche di malignità: resistenza alla terapia, invasione e infine metastasi. Con questa visione allargata è possibile aprire la strada a nuovi trattament­i. Gli studi condotti consentono già oggi di considerar­e l’acidità del microambie­nte tumorale e l’attivazion­e delle staminali normali come nuovi bersagli terapeutic­i per colpire l’osteosarco­ma.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy