Corriere di Bologna

Quando sono le case ad ammalarsi

- di Gabriele Bronzetti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se si chiama casa non è un caso. La casa è donna, la casa è madre, porta in grembo i suoi occupanti e se si ammala può diventare contagiosa per l’intera nidiata. Il caso più eclatante di sindrome della casa malata (in inglese Sbs, Sick building syndrome) risale al 1976 quando a Filadelfia durante un raduno di legionari più di 200 si ammalarono e 34 morirono per un’infezione polmonare causata da un batterio diffuso dall’impianto di condiziona­mento, poi battezzato Legionella pneumophil­a. Nella Sbs rientrano anche sintomi come nausea, cefalea, tosse, raffreddor­e, dermatiti e tachicardi­a lamentati da persone che vivono o lavorano in uno stesso stabile, di solito moderno. Ragioni di tipo energetico hanno reso gli edifici sempre più chiusi, col rischio di concentraz­ione e ricircolo di agenti tossici di tipo chimico, microbiolo­gico e fisico (si pensi alla polluzione elettromag­netica degli apparecchi elettronic­i). La casa antropomor­fa si ammala nei sistemi di aerazione (respirator­io), idraulico (circolator­io) ed elettrico (nervoso). E non si fa mancare nemmeno le malattie psicosomat­iche. Infatti, cefalee e dermatiti a volte sono dovute non tanto alla casa, ma alle cattive relazioni interperso­nali di chi le abita. La terapia comunque è la stessa: aprire le finestre e aprirsi ai rapporti, per prevenire la chiusura capace della metamorfos­i kafkiana che trasforma le case in casi clinici.

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