Quando sono le case ad ammalarsi
Se si chiama casa non è un caso. La casa è donna, la casa è madre, porta in grembo i suoi occupanti e se si ammala può diventare contagiosa per l’intera nidiata. Il caso più eclatante di sindrome della casa malata (in inglese Sbs, Sick building syndrome) risale al 1976 quando a Filadelfia durante un raduno di legionari più di 200 si ammalarono e 34 morirono per un’infezione polmonare causata da un batterio diffuso dall’impianto di condizionamento, poi battezzato Legionella pneumophila. Nella Sbs rientrano anche sintomi come nausea, cefalea, tosse, raffreddore, dermatiti e tachicardia lamentati da persone che vivono o lavorano in uno stesso stabile, di solito moderno. Ragioni di tipo energetico hanno reso gli edifici sempre più chiusi, col rischio di concentrazione e ricircolo di agenti tossici di tipo chimico, microbiologico e fisico (si pensi alla polluzione elettromagnetica degli apparecchi elettronici). La casa antropomorfa si ammala nei sistemi di aerazione (respiratorio), idraulico (circolatorio) ed elettrico (nervoso). E non si fa mancare nemmeno le malattie psicosomatiche. Infatti, cefalee e dermatiti a volte sono dovute non tanto alla casa, ma alle cattive relazioni interpersonali di chi le abita. La terapia comunque è la stessa: aprire le finestre e aprirsi ai rapporti, per prevenire la chiusura capace della metamorfosi kafkiana che trasforma le case in casi clinici.