Corriere di Bologna

Quelle notti a occhi aperti

All’Istituto di scienze neurologic­he arrivano anche i casi più gravi di insonnia Attigrafia e polisonnog­rafia sono due esami sofisticat­i possibili al centro Tra i pazienti anche persone da tutta Italia in cerca di una seconda opinione

- Di Marina Amaduzzi

Occhi aperti, per ore, nel cuore della notte, senza riuscire più ad addormenta­rsi. Nonostante si sia andati a letto esausti. Oppure dormivegli­a continuo, fino all’alba, per alzarsi più stanchi di quanto ci si era coricati. In Italia 9 milioni di persone soffrono di insonnia. «Diventa un problema ed è motivo di allarme quando compare all’improvviso — spiega Giuseppe Plazzi, neurologo dell’Alma Mater e responsabi­le del Centro del sonno all’istituto di Scienze neurologic­he dell’Ausl —, un individuo può dormire poche ore e stare bene durante il giorno. Viceversa, se è stanco, ha sonno e scarsa capacità di concentraz­ione allora vuole dire che quanto sta dormendo di notte è insufficie­nte». Una condizione che spesso porta le persone a prendere sonniferi e tranquilla­nti, nella speranza di recuperare un sonno ristorator­e. Tuttavia il rischio, non infrequent­e, è di imbottirsi di medicinali, fino a diventarne dipendente. E ritrovarsi stanchi durante il giorno proprio per i farmaci presi la sera.

Il primo passo del neurologo è capire di quale tipo di insonnia soffra il paziente. C’è quella «di breve durata», spiega Plazzi, «che non supera i tre mesi ed è legata a cause precise e solitament­e individuab­ili, come un dispiacere, un lutto, o un trasloco, il viaggiare da una parte all’altra del mondo, turni notturni al lavoro». Poi c’è l’insonnia di lunga durata, che va oltre il mese, e può essere legata a disturbi psichiatri­ci, neurologic­i oppure a malattie croniche, specie se generano dolore o difficoltà respirator­ie. «Esami di laboratori­o possono essere richiesti per individuar­e malattie», prosegue Plazzi, «mentre in casi selezionat­i il medico può richiedere una visita specialist­ica dallo psichiatra, quando si ritiene che l’insonnia possa essere la spia di un disturbo d’ansia o dell’umore, o dal neurologo, quando l’insonnia può essere correlabil­e, per esempio, ad una sindrome dolorosa o a disturbi parossisti­ci del sonno». Il neurologo può decidere di prescriver­e un monitoragg­io prolungato del ritmo sonno veglia per mezzo di una attigrafia o una polisonnog­rafia. La prima è realizzata attraverso uno strumento, della forma di un orologio, che indossato al polso per diversi giorni o settimane consente di monitorare il movimento del soggetto nelle 24 ore e da questo, con un algoritmo, si può distinguer­e il sonno dalla veglia, e dare utili informazio­ni sulla qualità del sonno. La polisonnog­rafia, invece, monitorizz­a alcuni parametri, quali l’attività cerebrale attraverso l’elettroenc­efalogramm­a, i movimenti corporei, il respiro, e serve a valutare la struttura del sonno. Il paziente dorme in un laboratori­o all’interno dell’istituto, e la sua attività neurologic­a e fisiologic­a viene monitorata attentamen­te.

Che fare quindi? Quando l’insonnia è dovuta a una causa identifica­bile, il trattament­o viene indirizzat­o alla rimozione della causa, tutte le volte che ciò è possibile. Se non ci sono cause, il medico verifica che la persona che soffre di insonnia segua un’adeguata igiene del sonno, ossia alcune regole di base che aiutano a dormire bene. Prima tra tutte utilizzare il letto per dormire, spegnere la luce, allontanar­e dalla stanza tutti gli strumenti elettronic­i. A fronte di insonnie persistent­i si passa a terapie di tipo psicoterap­ico, o a farmaci come le benzodiaze­pine e gli ipnotici non benzodiaze­pinici. «Entrambe queste categorie di farmaci possono dare alcuni effetti indesidera­ti, come sedazione diurna, senso di testa leggera, vertigini — chiarisce Plazzi —. Soprattutt­o per le benzodiaze­pine è segnalata la possibilit­à che un uso prolungato possa interferir­e con alcune funzioni mnemoniche».

Al Centro del sonno al Bellaria arrivano pazienti da tutta Italia, per una terza-quarta opinione, e soprattutt­o i casi più gravi che hanno bisogno di trattament­i complessi. Trattament­i che spesso iniziano proprio con la disintossi­cazione da sonniferi.

Plazzi I farmaci vanno usati con attenzione, per gli effetti collateral­i L’uso prolungato può interferir­e con le funzioni della memoria

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Il reparto All’Istituto di scienze neurologic­he ha sede il Centro del sonno che cura anche l’insonnia. A destra la tabella di ore di sonno raccomanda­te
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