CONVIVERE NELLA DIVERSITÀ
Italiani. Per un giorno almeno Bologna ha dimostrato cosa significa sentirsi italiani. Non al di là di fedi religiose e ideologie, anzi facendone le travi di un senso comune di appartenenza. Con, come in tutte le famiglie, i figli deficienti di cui ci si vergogna, si spera migliorino crescendo — stavolta sono andati a scrivere «Palestina libera» sul Memoriale della Shoah, infangando il corteo in cui si erano inseriti, la religione ebraica, i palestinesi stessi — ma che con la loro idiozia rendono umana una perfezione altrimenti da santino.
Ricordiamoci di questo 25 aprile nei tempi a venire: per comprendere cosa significa con/vivere, rispettare ciò che ci unisce senza nascondere quanto siamo diversi e il tanto che ci divide. Grazie rabbino Alberto Sermoneta, grazie Yassine Lafram capo della comunità islamica. Grazie Matteo Zuppi, arcivescovo andato a celebrare la Liberazione a Marzabotto e Monte Sole, fra poveri morti che mai avrebbero voluto diventare eroi e preti che scelsero di morire con i parrocchiani. Tutti, proprio tutti, partigiani involontari divenuti esigenze di un mondo migliore che si fatica a vedere.
Se le celebrazioni hanno un senso, è in quel che lasciano il giorno dopo le sfilate e i palchi. Allora ricordiamoci il rabbino e il capo islamico insieme nello stesso corteo, che si stringono la mano. Sapendo entrambi cosa significa, paure e odi, diffidenze che permarranno, ipocrisie da superare giorno per giorno, fra amici e non, dietro occhiate oblique e sorrisi di circostanza, bolognesità antica (cristiani, ebrei, credenti e non) e italianità da costruire (quelli arrivati dal Mediterraneo). Nessuno scappa, se c’è un futuro per tutti è in questa sfida durissima, spinosa. O si vince, o si perde insieme. Su tutto. La convivenza come accettazione, se non amore. Da qui discende tutto il resto, dalla sicurezza di cui ci riempiamo la bocca, alla bellezza per Bologna e l’Emilia di cui straparliamo. «Bologna sa cosa vuol dire #Resistenza» ha twettato Laura Boldrini, presidente della Camera, una nobile senza partito che cerca anche lei un futuro. Il sindaco Merola parla di Europa, adesso qui una sinistra acefala ha scoperto Macron che in Francia ha battuto una sinistra altrettanto miseranda. Il presidente della Regione, Bonaccini, ringrazia il Capo dello Stato Mattarella che è andato a celebrare il 25 aprile nelle zone del terremoto e invita a non «banalizzare», evocando la crisi di un secolo fa che portò alle «richieste dell’uomo forte, preludio del fascismo e del nazismo». Vero. Questa difficile Liberazione merita di esistere più di un giorno.