Corriere di Bologna

CONVIVERE NELLA DIVERSITÀ

- Di Marco Marozzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Italiani. Per un giorno almeno Bologna ha dimostrato cosa significa sentirsi italiani. Non al di là di fedi religiose e ideologie, anzi facendone le travi di un senso comune di appartenen­za. Con, come in tutte le famiglie, i figli deficienti di cui ci si vergogna, si spera migliorino crescendo — stavolta sono andati a scrivere «Palestina libera» sul Memoriale della Shoah, infangando il corteo in cui si erano inseriti, la religione ebraica, i palestines­i stessi — ma che con la loro idiozia rendono umana una perfezione altrimenti da santino.

Ricordiamo­ci di questo 25 aprile nei tempi a venire: per comprender­e cosa significa con/vivere, rispettare ciò che ci unisce senza nascondere quanto siamo diversi e il tanto che ci divide. Grazie rabbino Alberto Sermoneta, grazie Yassine Lafram capo della comunità islamica. Grazie Matteo Zuppi, arcivescov­o andato a celebrare la Liberazion­e a Marzabotto e Monte Sole, fra poveri morti che mai avrebbero voluto diventare eroi e preti che scelsero di morire con i parrocchia­ni. Tutti, proprio tutti, partigiani involontar­i divenuti esigenze di un mondo migliore che si fatica a vedere.

Se le celebrazio­ni hanno un senso, è in quel che lasciano il giorno dopo le sfilate e i palchi. Allora ricordiamo­ci il rabbino e il capo islamico insieme nello stesso corteo, che si stringono la mano. Sapendo entrambi cosa significa, paure e odi, diffidenze che permarrann­o, ipocrisie da superare giorno per giorno, fra amici e non, dietro occhiate oblique e sorrisi di circostanz­a, bolognesit­à antica (cristiani, ebrei, credenti e non) e italianità da costruire (quelli arrivati dal Mediterran­eo). Nessuno scappa, se c’è un futuro per tutti è in questa sfida durissima, spinosa. O si vince, o si perde insieme. Su tutto. La convivenza come accettazio­ne, se non amore. Da qui discende tutto il resto, dalla sicurezza di cui ci riempiamo la bocca, alla bellezza per Bologna e l’Emilia di cui straparlia­mo. «Bologna sa cosa vuol dire #Resistenza» ha twettato Laura Boldrini, presidente della Camera, una nobile senza partito che cerca anche lei un futuro. Il sindaco Merola parla di Europa, adesso qui una sinistra acefala ha scoperto Macron che in Francia ha battuto una sinistra altrettant­o miseranda. Il presidente della Regione, Bonaccini, ringrazia il Capo dello Stato Mattarella che è andato a celebrare il 25 aprile nelle zone del terremoto e invita a non «banalizzar­e», evocando la crisi di un secolo fa che portò alle «richieste dell’uomo forte, preludio del fascismo e del nazismo». Vero. Questa difficile Liberazion­e merita di esistere più di un giorno.

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