Corriere di Bologna

«Senza casa, ho lasciato il paese e allontanat­o anche i miei figli La vergogna vinceva su tutto»

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«Si inizia sempre così, prima perdi la moglie o la compagna di una vita, poi i figli, la casa e alla fine il lavoro. Un circolo vizioso, dal quale uscirne diventa sempre più complicato».

A raccontare la sua esperienza, che è simile a quella di tanti papà, è Marco: un signore di 59 anni che ha chiesto aiuto all’associazio­ne Padri Separati, dopo aver capito che da solo non poteva farcela. La sua è una storia come tante altre: dieci anni fa conosce una donna, la sposa, e i problemi iniziano quando nasce la prima e unica figlia. La signora chiede il divorzio e il giudice le affida la bimba, compresa la casa di famiglia dei genitori di lui. Nel giro di pochi giorni, Marco rimane senza un tetto dove stare, dorme in strada un paio di giorni, non sa dove andare. Gli rimane solo il lavoro di postino, a poco più di mille euro al mese, e la pensione sempre più vicina. Trova un appartamen­tino, pochi metri quadri, non lontano da dove viveva prima, e 500 euro al mese se ne vanno così. «Mi è crollato il mondo addosso, non potevo più entrare in quella che un tempo era casa mia. È stato ed è ancora molto doloroso. La mia vita si è fermata, ed ora, al di là del fatto che vedo mia figlia solo mezza giornata ogni quindici giorni, non riesco più ad arrivare a fine mese tra affitto, spese processual­i e gli assegni di mantenimen­to per la mia bambina», racconta Marco che non si aspettava di dover stare attento a tutte le uscite, anche quelle più banali per riuscire a stare a galla.

Ma c’è anche chi ha avuto meno fortuna, come Andrea, che oggi è seguito dall’associazio­ne Avvocati di strada onlus. Dopo aver perso il lavoro a cinque anni dalla pensione, naufraga anche la relazione con la moglie. Lui si trasferisc­e in un Comune poco distante da dove viveva prima, ma presto si accorge di non avere più i soldi per pagare l’affitto.

L’orgoglio, però, gli impedisce di chiedere aiuto. Taglia i ponti con la moglie e con i figli, decide di trasferirs­i a Bologna, perché vuole evitare che in paese la gente parli di lui: non vuole far sapere in giro la sua condizione. Arriva a Bologna in treno e dorme un paio di notti nella sala d’attesa della stazione, con l’intento di cercare un lavoro, ma non lo trova. Così dopo aver vagato per diversi giorni, viene intercetta­to dai servizi, e gli viene offerto un posto in dormitorio. «Quando una persona si

È stata molto dura, ho passato giorni davvero difficili, ma poi ce l’ho fatta: i miei figli hanno chiesto di restare con me e alla fine il giudice mi ha dato ragione

separa, in genere tende a spostarsi da dove viveva prima perché ogni cosa gli ricorda il suo matrimonio — sottolinea Isabella Mancino, coordinatr­ice Osservator­i delle povertà e delle risorse della Caritas —. Se poi è stata la mancanza di lavoro la causa della rottura, ha ancora meno senso rimanere lì. Ed è così che si creano situazioni di solitudine, perché i padri scelgono volutament­e città in cui nessuno li conosce, si vergognano». Poi, ogni tanto, ma sono ancora casi rari, c’è qualche padre che riesce ad ottenere l’affidament­o dei figli, e in questo caso l’appartamen­to resta a lui. «È stata durissima, ho passato dei momenti difficilis­simi, ho scelto la strada della separazion­e giudiziale, e solo così sono riuscito ad ottenere la custodia dei figli perché loro hanno voluto rimanere con me. E sicurament­e anche per loro è stato un momento difficilis­simo».

Da postino, con circa mille euro al mese non potevo pagare l’affitto

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