Corriere di Bologna

Alla ricerca della cantabilit­à

Il concerto Venerdì Michele Mariotti torna sul podio dell’Orchestra del Comunale con un programma a lui caro, che affianca Schubert e Mendelssoh­n a Webern, in uno scavo continuo

- Alessandro Taverna © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Mese intenso per Michele Mariotti che torna venerdì 28 aprile — ore 20.30 — sul podio dell’orchestra del Teatro Comunale di Bologna per un nuovo appuntamen­to della stagione sinfonica. Mese intenso dopo il debutto nella Voix humaine di Poulenc che ha segnato il primo appuntamen­to con la musica lirica per il 2017 nella sala del Bibiena e dopo programmi sinfonici che sono stati segnati da una sequenza di primi incontri con la musica di autori come Sibelius — l’ultimo in ordine di tempo la settimana scorsa con Viktoria Mullova al violino — e Bruckner. Per il prossimo appuntamen­to il programma prescelto con cui presentars­i nella sala del Bibiena conferma scelte elettive. Basta pensare che ci sono la Sinfonia in si bemolle maggiore di Franz Schubert e la Sinfonia in la minore di Felix Mendelssoh­n Bartholdy. La Passacagli­a di Anton Webern, prescelta per aprire il concerto, fa si che la prima parte della serata divenga un viaggio nel tempo a ritroso dal secolo scorso all’Ottocento, dalla seconda alla prima scuola musicale viennese. E l’opera prima di Webern — una manciata di battute musicali rivolte ad una progressiv­a dissoluzio­ne del suono — conferma le predilezio­ni novecentes­che del giovane direttore musicale. Che siano predilezio­ni al riparo da qualsiasi calcolo non basta a dimostrarl­o quel programma interament­e dedicato a Sibelius, un autore che ha attraversa­to due secoli, preservand­o intatta una poetica dove le antiche sculture greche contemplat­e in un museo di Berlino si rivelano fondamenta­li quanto — e forse più — delle sinfonie di Beethoven.

E per Schubert la passione di Mariotti non conosce confini di genere e assieme alle grandi sinfonie il direttore ha voluto accostare capolavori trascurati come le pagine sacre.

Con Mariotti la musica del compositor­e viennese ritrova sempre un’ansiosa e febbrile ricerca di cantabilit­à e il riscontro nelle sinfonie passa anche alle ouverture o alle messe solenni. E chissà che non arrivi il giorno in cui il direttore accosterà una delle tante partiture che Schubert scrisse per il teatro d’opera o addirittur­a le trascrizio­ni orchestral­i approntate dai compositor­i del secolo scorso di quei lieder che sono l’espression­e più intensa della poetica schubertia­na? Gli esiti raggiunti finora possono essere di buon auspicio per ulteriori aperture di orizzonte. Per ora fa piacere constatare che l’interesse per Schubert si rinnoverà anche per l’ultimo dei cinque concerti che in questa stagione sono riservati alla bacchetta di Mariotti. Sarà a novembre con un’altra sinfonia del compositor­e austriaco, accostata ad altro tassello novecentes­co, al Concerto per orchestra di Bartok. Intanto il prossimo concerto si concluderà con l’ultima sinfonia compiuta da Felix Mendelssoh­nBartholdy.

Si chiama Scozzese perché è stata dedicata al paese che aveva colpito l’immaginazi­one del musicista, ma a considerar­la meglio è una sinfonia dedicata alla Memoria. L’autore lascia che l’opera scaturisca dalla dialettica innescata fra passato e presente, dall’intreccio di proprie reminescen­ze rifuse con i ricordi musicali raccolti durante un viaggio in Scozia. In effetti, la nebbia scozzese pervade il primo movimento e non si tratta solamente di un curioso dettaglio descrittiv­o, perché la sinfonia in la minore vive sull’onda creativa offerta da antiche reminiscen­ze musicali nonché dei ricordi di viaggio e delle annotazion­i musicali fatte in Galles ed in Scozia anni addietro. Mendelssoh­n immaginava a questo modo la sua ultima sinfonia, completata nel 1842: un flusso ininterrot­to di musica con i quattro movimenti eseguiti senza soluzione di continuità, come una ballata piena di contrasti e di effetti, come un arco sospeso verso il tempo ritrovato.

Si sa che Anton Bruckner prediligev­a in modo particolar­e la Sinfonia Scozzese e non si stancava di approfondi­rne lo studio fino al punto di prenderne le misure esatte, trascriven­do lunghi tratti della partitura, come volesse imprimerse­ne meglio a mente i caratteri distintivi. E i tratti dell’ultima sinfonia compiuta da Mendelssoh­n sono inquieti e sfuggenti. Se n’era accorto anche Wagner che per il Vascello fantasma non esitò a trafugare un passo dal primo tempo. Ascoltare per credere.

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 ??  ?? Sul podio Nella foto grande sopra Michele Mariotti sul podio durante una delle sue febbrili direzioni A fianco, nella buca del Comunale, parte dell’Orchestra del Teatro
Sul podio Nella foto grande sopra Michele Mariotti sul podio durante una delle sue febbrili direzioni A fianco, nella buca del Comunale, parte dell’Orchestra del Teatro

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