Corriere di Bologna

Gli spettri di «Thyssen» in un intimo monologo

Stasera alle Passioni di Modena la pièce di Balucani

- Massimo Marino

All’uscita della stazione di Terni la prima cosa che si vede è una gigantesca pressa per l’acciaio. La città umbra è stata per buona parte del Novecento uno dei centri dove veniva lavorata la lega metallica adatta per le strutture dell’industria pesante.

Poi la crisi; nel 1994 l’impianto Acciai speciali di Terni (Ast) viene acquistato dalla multinazio­nale tedesca Thyssenkru­pp, 190.000 dipendenti nel mondo. L’arrivo del colosso non basta per evitare la crisi: nel 2014 la casa centrale comunica alle Acciai Terni l’esubero di 550 dipendenti: 290 accetteran­no l’uscita dalla produzione in cambio di un bonus di 80.000 euro. Nel frattempo c’era stato il rogo di Torino, nel 2007, la fiammata che costò la vita a 7 operai in un altro impianto della fabbrica, condannata in giudizio.

Queste storie nutrono lo spettacolo che si vedrà stasera e domani al teatro delle Passioni di Modena alle ore 21: Thyssen di e con Carolina Balucani, con la firma di Marco Plini, regista formatosi alla grande scuola di Massimo Castri. In scena una persona che vive fidandosi del sussidio, in una ricreazion­e forzata che pian piano la astrae dalla realtà. Parla da sola, davanti a una piscina, uno specchio d’acqua, quell’acqua che gli operai dell’incendio di Torino non hanno avuto per spegnere le fiamme.

Il testo, accompagna­to da una regia ritmica che respira con l’interprete, entra in un’esistenza sospesa e ripercorre le tappe di una presenza ingombrant­e, che in nome del profitto riduce a cose gli esseri umani. La piscina è attraente, deliziosa, piena di giocattoli­ni, di oggetti del desiderio, ingannevol­e e seducente come la casa di marzapane di Hänsel e Gretel. La vacanza di lavoro diventa passare il tempo spendendo il bonus, divagando in attesa che finiscano gli 80.000 euro, danzando sul vuoto. Quell’acqua annuncia un naufragio, in un lavoro nato da interviste agli operai in esubero, da parte dell’attrice, una dei componenti della nuova compagnia dei giovani del Teatro Stabile dell’Umbria. Scrive il regista: «Carolina Balucani affronta l’argomento da una angolazion­e specifica, emotiva, quasi privata, e sorprenden­temente, attraverso la sfera affettiva, sembra scavalcare le drammatich­e vicende di una fabbrica in crisi per interrogar­si sulla condizione dell’uomo che, perdendo il lavoro, perde la sua identità così come avviene quando si viene abbandonat­i da un grande amore ferocement­e atteso».

 ??  ?? L’idea Carolina Balucani in scena (nella foto) Parla da sola, davanti a una piscina, uno specchio d’acqua, quell’acqua che gli operai dell’incendio non hanno avuto per spegnere le fiamme
L’idea Carolina Balucani in scena (nella foto) Parla da sola, davanti a una piscina, uno specchio d’acqua, quell’acqua che gli operai dell’incendio non hanno avuto per spegnere le fiamme

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