Igor, Budrio tra frustrazione e voto
Pierini, sindaco di Budrio, dà voce alle paure dei suoi cittadini: «Finché non lo prendono non volteremo pagina»
Budrio sta per andare al voto e nel dibattito irrompe Igor, il killer ancora in fuga, tra chi si lamenta delle ricerche e chi le loda. Il sindaco Pierini dice: «Questa comunità ha bisogno di giustizia». Lo striscione contro Minniti rimosso che ha tanto fatto arrabbiare la vedova Fabbri? «Solo per la viabilità».
«È cambiata la prospettiva, qui non era mai accaduto niente di grave ma dal primo aprile tutto è diverso. Ci siamo dovuti caricare il fardello di questo dramma e ora c’è attesa ma anche tanta preoccupazione». Per dirla con il sindaco Giulio Pierini c’è un prima e un dopo la sera di sangue di Riccardina, una linea di demarcazione che ha proiettato Budrio, ventimila abitanti nella Bassa, in una dimensione sconosciuta. Prima d’allora ci si preoccupava al massimo dei furtarelli in appartamento o nei casolari di campagna, il marchio di fabbrica del latitante serbo prima che si trasformasse in killer. L’ombra di Igor sembra essersi impossessata di questo paesone che si avvicina al voto (l’11 giugno) mentre nelle campagne poco distanti ancora si cerca il latitante serbo.
La preoccupazione della comunità viene declinata in rabbia nella manciata di chilometri che separano Budrio da Riccardina. La rabbia di chi per mano di Feher ha perso tutto, di chi ha creduto e sperato che l’imponente macchina delle ricerche avrebbe presto portato alla sua cattura. Sessanta giorni dopo, la richiesta («giustizia per Davide») è sempre la stessa ma ora al bar dei Fabbri si è fatta strada la rabbia. Che giovedì è stata convogliata in due striscioni contro il ministro dell’Interno Marco Minniti, divenuto suo malgrado bersaglio di speranze finora frustrate. Uno di questi, affisso sul ponte della Riccardina («Due mesi di niente, ministro via»), è stato rimosso a sera dai vigili su segnalazione dei carabinieri che poi hanno filmato i lenzuoli. Apriti cielo. «Era in un punto delicato per la viabilità ed è stato tolto per quello, non per il contenuto. Sarebbe accaduto anche se ci fosse stato scritto “Marta ti amo” — assicura il sindaco —. Il giorno dopo è stato riconsegnato».
Una solerzia che ha aperto nuove ferite. «Non condivido il contenuto dello striscione anche se capisco il loro dolore. Io quello con scritto “giustizia per Davide” lo affiggerei al palazzo comunale. Di questo ha bisogno una comunità che, al di là di intemperanze fisiologiche, ha reagito con grande compostezza: giustizia, certezza della pena e delle espulsioni per chi non ha titolo e si è macchiato di reati. Lo chiede un Comune accogliente che ha sfidato i pregiudizi». Pierini si riferisce alle micro contestazioni di alcuni amici di Fabbri che avevano già coinvolto Minniti quando venne a esprimere la vicinanza dello Stato alla signora Maria. Gli stessi che hanno creato l’associazione.
Budrio non volterà pagina fino a quando Igor non sarà catturato. Lo sa bene Pierini, candidato dem per il secondo mandato che si trova a maneggiare un tema, la sicurezza, che ora ha tutt’altri contorni. «Si respira attesa ma anche preoccupazione, la gente teme che non si riesca a prendere perché quel territorio è molto complesso. Poi c’è, inutile negarlo, il timore che si sia spostato altrove. Tutti vogliamo che venga assicurato alla giustizia e che paghi. Rispetto le istituzioni e ci aspettiamo che facciano il loro dovere. L’impegno è massimo, è sotto gli occhi di tutti, ma senza giustizia e certezza della pena si rafforza la sfiducia verso le istituzioni e si rischia di sfaldare il legame della comunità».
Pochi chilometri più in là, nella zona rossa assediata dall’afa, il tempo sembra scorrere più lento. I carabinieri hanno assicurato che il dispositivo resterà fino alla cattura e che nulla è cambiato. Ma è difficile pensare che siano ancora mille gli uomini impegnati nella caccia. Anche perché è mutata la strategia rispetto alle prime settimane, quando c’era da bonificare l’area nella convinzione che Igor fosse nascosto nei campi. I massicci rastrellamenti hanno lasciato il posto ai blitz mirati (una decina i casolari visitati ieri) anche se ora si sono diluiti pure quelli, come le segnalazioni dei cittadini. «Si vedono meno pattuglie, evidentemente viene privilegiato un lavoro di intelligence. Tutti noi facciamo il tifo perché lo prendano», sospira il sindaco.