«Territorio lasciato a sé», «non strumentalizzare» Gli aspiranti sindaco si dividono. E se le cantano
«Sicuramente c’è rabbia, perché Igor è ancora libero, ma il fatto più grave è che fosse una persona con seri precedenti. Doveva essere espulso e tutti ci domandiamo come abbia potuto fare tutto questo». Tiziano Quaglia, candidato con il centrodestra (Lega, Fi e Fdi) alle elezioni amministrative di Budrio dell’11 giugno dice di «comprendere chi ha espresso il proprio dissenso con quello striscione». Sulla stessa linea Selene Ticchi, che correrà con la lista di destra Aurora Italiana, che però esprime anche concetti più duri: «Comprendo gli amici di Davide Fabbri ma non so cosa potesse fare in più il ministro Minniti, forse sono queste le risorse che ha, in generale sul tema della sicurezza è stato abbandonato il territorio a scapito di tanti fondi stanziati per l’accoglienza dei profughi». Maurizio Mazzanti, in corsa con le liste civiche «Noi per Budrio» e «Occupiamoci di Budrio», quotato come l’avversario più temibile per il sindaco uscente del Pd, Giulio Pierini, chiede invece di «non strumentalizzare una vicenda già dolorosa per tutta la comunità, quello che possiamo fare è stare vicini alla famiglia e sostenere l’operato delle forze dell’ordine». La candidata di Sinistra per Budrio, Mariarachele Via, suggerisce di intitolare a Fabbri un luogo pubblico «ma non condivido gli eccessi securitari». L’eredità e gli impegni da prendere per il futuro mettono d’accordo tutti gli altri candidati: Budrio dovrà migliorare sul tema della sicurezza. La ricetta di Quaglia prevede «più telecamere, anche quelle che verificano le targhe e coinvolgere il forte associazionismo del territorio, con una giornata da dedicare a Davide». La Ticchi punta su «ronde, con personale specializzato, non semplici cittadini». Per Mazzanti però i veri fallimenti della giunta Pd «sono stati urbanistici, portando al trasloco dello stabilimento Pizzoli o per esempio nella raccolta dei rifiuti».