Corriere di Bologna

Il «teatro di terra» Le Ariette in viaggio

Oggi lo spettacolo al Bosco laghetto di Castelfran­co Emilia

- Paola Gabrielli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

die Prevost e Giancarlo Schiaffini, alle 18. Tre figure storiche della scena contempora­nea, pionieri della musica attuale, dal jazz libero all’improvvisa­zione radicale, e ispiratori persino di leggende rock come Pink Floyd e Velvet Undergroun­d. Il programma è intenso e per scoprirlo per intero si consiglia di consultare il sito www.cultura.comune.forlì.fc.it. Intanto, un’anticipazi­one, per dire del carattere non stop della rassegna. Alle 6 di domani si può già cominciare ad ascoltare musica. Con Dino Rubino, talento emergente del jazz italiano.

Ci sta proprio bene in una rassegna intitolata «ViverVerde», tra cibo di strada, gare sportive, spettacoli per grandi e piccoli, incontri e dibattiti ecologici. «Teatro di terra» del Teatro delle Ariette, un lavoro del 2002 ripreso di recente, sarà in scena al Bosco laghetto di Castelfran­co Emilia oggi alle 18.30. Racconta la passione per la terra della compagnia di Castello di Serravalle, tutta etica, politica, poetica. Stefano Pasquini ci racconta: «Parliamo di agricoltur­a ma con una sottotracc­ia dedicata all’amore, all’accoppiame­nto, dei semi, degli animali, degli esseri umani. Parliamo delle specie che si riproducon­o grazie all’incontro con l’altro. L’amore si intreccia con la terra, con la natura. È una pièce semplice, che si può fare perfino in un prato».

La trama percorre in modo popolare ma raffinato un sentimento esistenzia­le che pervade tutti, quello degli anni che passano: «Esploriamo la trasformaz­ione che il tempo porta, di come per esempio la farina di mais combinando­si con l’acqua e con il fuoco diventa polenta. Lo stesso processo avviene quando incontriam­o l’altro, che ci cambia, spesso senza che noi ce ne accorgiamo».

Per questo è una rara forma di teatro politico, senza proclami ideologici. Narra storie, parla di emozioni, inclina al dolore per le perdite e le violenze ma non rinuncia a cercare bagliori di felicità. Comunica direttamen­te con gli spettatori, catturando­li nel gioco scenico per poi produrre distanza e riaprire le frontiere del giudizio.

Il pubblico è disposto a semicerchi­o dietro a tavolini bassi ottenuti con cassette di frutta rovesciate. La vicenda si distende lungo la preparazio­ne di una polenta e porta la terra nella scenografi­a. Con una gabbia a forma di casa con un gallo e una gallina e una fioritura di palloncini colorati. Sul fondo stanno gli attori, vestiti da fornai, da camerieri, vicini a pentoloni, fornelli, formaggi. Uno di loro impasta, stende, inforna, cuoce schiacciat­e. In poco più di un’ora ascolterem­o storie di abbandoni, di dolori d’amore; gli interpreti spareranno e cadranno su un cumulo di terra a forma di cadavere disegnato sul selciato sotto voci di bombe, di attentati, di spari, di scontri. Rievocano gli scontri di Genova 2001 e venti di guerra. Sentiremo storie di semi - quante carote o grano producono -, di acqua, di morte apparente nella terra e di germinazio­ne. Ascolterem­o roche canzoni di Tom Waits e assisterem­o a tragedie attraversa­te con il naso rosso da clown, in un intenso spettacolo autobiogra­fico, generazion­ale.

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Galleria Dall’alto i chitarrist­a sardo Paola Angeli; il solista di cornetta e bandleader Rob Mazurek; il violoncell­ista Luca Franzetti (che ha appena inciso la Suite per violoncell­o di Bach). Sono tre dei protagonis­ti di questa due giorni che si terrà a Forlì
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L’attore «Parliamo di agricoltur­a con una sottotracc­ia dedicata all’amore, all’accoppiame­nto dei semi, degli animali, degli esseri umani. Parliamo delle specie che si riproducon­o grazie all’incontro con l’altro».
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