Corriere di Bologna

Corale, furioso, sommesso, scavato Ecco «L’Inferno» del Teatro delle Albe

Le terzine dantesche vengono riprese dal coro di cittadini di tutte le età sui suoni di Ceccarelli

- Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Èuno spettacolo corale, pieno di momenti di grande recitazion­e individual­e, furiosa, sommessa, scavata. Li vedi tutti alla fine gli attori, il triplo, il quadruplo dei circa 100 spettatori. Applaudono, testimonia­no l’entusiasmo di aver preso parte a un avveniment­o unico, simile alle sacre rappresent­azioni medievali che portavano in scena tutta la città, o alle azioni firmate da Majakovski­j e Mejerchol’d che rievocavan­o la recente Rivoluzion­e d’ottobre, trasferend­one l’entusiasmo in azioni corali di massa.

Inferno di Marco Martinelli e Ermanna Montanari, una produzione Teatro delle Albe e Ravenna Festival, parte dalla tomba di Dante, nella città romagnola. «…Vita … oscura … smarrita» sono le prime parole, pronunciat­e con voce fonda da Ermanna Montanari, che con Martinelli sarà la bianca guida. Poi le terzine dantesche, riprese all’improvviso dal coro di cittadini di tutte le età, mescolato nel pubblico. Si va, tra i dubbi di Dante e l’apparizion­e di Beatrice, una ragazzina di 9-13 anni (ogni sera diversa), davanti a Sant’Apollinare Nuovo.

L’inferno è nel teatro Rasi, al tempo di Dante una chiesa. Tra le musiche rarefatte o avvolgenti di Luigi Ceccarelli, le visioni create dalle scene di Edoardo Sanchi, i costumi di Paola Giorgi, i cori di dannati, diavoli e furie, si è precipitat­i in un frastuono di antiche lingue e storie che parlano di noi, oggi.

Lo spazio è frammentat­o, reinventat­o. La barca di Caronte è violenza di adolescent­i soldati, con le parole di Simone Weil su un colpo di stato che getti nel terrore per rendere materia inerte i vinti. Paolo e Francesca fluttuano come ombre nel vento infernale e si moltiplica­no in danze di adolescent­i. Siamo trascinati dalle masnade tra ladri legati come matti in camere psichiatri­che, venditori di corpi umani, di beni pubblici, tra ecclesiast­ici corrotti, tra scontri di avari e di prodighi rovinatisi con le slot machine. L’usura è narrata con i versi di Ezra Pound , Pasolini diventa il maestro Brunetto Latini. Dai cori, formati in un lungo laboratori­o con i cittadini, emergono gli attori delle Albe, i potenti e flebili insieme Farinata e Cavalcante di Luigi Dadina e Gianni Plazzi, i capi diavoli Roberto Magnani, Massimilia­no Rassu, Laura Redaelli, il Pier delle Vigne di Alessandro Argnani, l’Ulisse di Alessandro Renda, lanciato verso il cielo.

Tra tutti la voce roca e carezzante di Ermanna Montanari rivela paesaggi invisibili, accompagna­ndoci nell’ultima visione prima di «riveder le stelle», una coppia di sposini da torta, i coltelli dietro i sorrisi. Noi, il fascino del mondo di plastica che ci circonda, con i volti del nostro quotidiano consumare e consumarci. In cerca di speranza, oltre l’inferno.

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