Zacchiroli apre il dopo Critelli «Il partito delle tombole è finito»
«A Bologna è stato immobile, un fantasma. Un candidato renziano per una fase nuova»
«A Bologna per il Pd una fase è finita, non possiamo più permetterci un partito fantasma, diafano, fuori dalla società: le Feste dell’Unità e le tombole invernali non bastano più. La partita è ora, bisogna mettersi in marcia». Benedetto Zacchiroli è stato il coordinatore della mozione Renzi al congresso nazionale a Bologna e dunque in teoria è quello che deve dare le carte in vista della sfida congressuale nel Pd di Bologna dei primi di ottobre. Le sue parole lasciano intendere chiaramente che la fase delle intese unitarie è finita e che la leadership attuale, quella di Francesco Critelli (area Orlando), sarà sfidata. Che ci sarà una partita vera.
Lei è molto critico con l’attuale gruppo dirigente del partito a Bologna. Quali ritiene che siano le sue colpe politiche maggiori?
«Il partito bolognese non si è mosso, è rimasto fermo, ha aspettato di essere diretto da Roma ma quando rappresenti la federazione del partito più grande d’Italia l’onere della proposta è tuo. Se qualcuno mi sa indicare una proposta nuova arrivata dal Pd bolognese in questi anni io sono disposto ad ascoltare».
Ce l’ha con Francesco Critelli, il segretario?
«Nessuna questione personale ovviamente, parliamo di politica. Le rendite di posizioni sono finite, anche a Bologna, come insegna la sconfitta di Budrio. Il vero problema del partito a Bologna è che non ha preso decisioni vere, è rimasto fuori dai gangli vivi della società. Il problema è non esserci stato, non essere stato presente nelle associazioni, tra i cittadini, nel mondo imprenditoriale».
L’area renziana arriverà ad esprimere una candidatura per sfidare l’attuale leadership e provare a prendersi il partito a Bologna. Sempre che non vi dividiate come già successo...
«Auspico che stavolta chi si è riconosciuto nelle posizioni di Matteo Renzi riesca ad arrivare a sostenere un candidato unico che sappia coinvolgere altre componenti del partito. Il locale non è mai sovrapponibile completamente al nazionale. L’unica cosa abbastanza certa è che questo non sarà un congresso unitario con una sola candidatura in campo».
Veniamo al tema delle candidature. I nomi dell’area renziana che girano per la corsa a segretario del Partito Democratico di Bologna sono tre: quello dell’assessore comunale Luca Rizzo Nervo, il suo, e quello del consigliere comunale Marco Lombardo. I nomi sono questi?
«Adesso non voglio parlare di nomi, l’importante è che si metta in campo un progetto chiaro, interessante e di svolta, questo è il punto. A Bologna è finita una fase e se ne deve aprire un’altra, serve un partito coinvolgente e non un partito fantasma che fa fatica a penetrare nella società».
Le candidature vanno presentate entro il primo ottobre, ma la Festa dell’Unità che inizia a fine agosto sarà un palcoscenico importante per i candidati e dunque sarebbe meglio arrivare già con le candidature in campo. Entro quando dovrete scegliere chi correrà?
«Prima escono i candidati e meglio è, ma i tempi li decideremo insieme». Che partito vorrebbe? «Ci sono due parole che sono in crisi: partiti e democrazia e noi ci chiamiamo Partito Democratico. Bisogna cambiare approccio, inaugurare un nuovo modo di stare nella società. Abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti ma dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo perché mi pare evidente che le tombole invernali e le Feste dell’Unità d’estate non bastano più. E poi come parliamo ai Millenials? Con le tombole?
Che ruolo giocherà il partito nazionale nel match di Bologna?
«Credo che questa sia una faccenda dei bolognesi e che non servirà andare a cercare soccorsi nazionali. Il partito osserverà con interesse cosa succede nella federazione più grande d’Italia e prenderà atto del risultato».