Corriere di Bologna

IL BOTTONE PROIBITO

- Di Giuseppe Sciortino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La natura razionale dell’essere umano dice che il pulsante del cancello di una scuola materna non dovrebbe essere accessibil­e ai bambini accolti al suo interno. Non dovrebbe succedere che i piccoli escano senza che le maestre se ne accorgano. Per loro, ovviamente, vagare soli per la città è pericoloso. La stessa natura razionale consente di prevedere cosa accadrà: seguiranno denunce, indagini sull’organizzaz­ione dell’asilo nido e le inevitabil­i interrogaz­ioni in consiglio comunale delle opposizion­i. Le maestre avranno paura per il proprio lavoro, le madri ansiose per i loro scarafoni, i sindacati per la tenuta del welfare municipale. Le regole andranno cambiate e i pulsanti spostati. Con un certo ottimismo, si può sperare che il copione preveda anche un encomio per la cittadina Bruna Sangalli: quando ha visto i bambini camminare, ha fatto due conti sulla probabile età e con semplicità è intervenut­a nella forma migliore. Ora si parlerà, giustament­e, di responsabi­lità, regole, danni e risarcimen­ti. Sotto il sottile strato dell’essere razionale, tuttavia, c’è qualcosa d’altro, di più antico e profondo. Che reagisce a una simile notizia in modo del tutto diverso. Impossibil­e non immaginars­i cosa abbiano provato quei bambini quando le piccole dita di uno di loro hanno pressato il bottone proibito e si è sentito il click del cancello. Quando chi lo ha aperto si è guardato col bambino vicino e ha capito che ci sarebbe stato anche lui. Cosa hanno provato quando sono usciti dal giardino. Quando, forse con un misto di timore e felicità, hanno capito che nessuno si era accorto di nulla. Quando hanno cominciato a camminare, e chissà come appare la città se la guardi ad altezza di bambino. Quando ti lanci nella tua piccola odissea personale, dagli spaccini della Montagnola alla solitudine assolata di via Belle Arti, passando per i fumi di via Irnerio. Due bambini che camminano, magari tenendosi per mano. I cancelli della Montagnola devono essergli apparsi come le porte di Lothlòrien. Piace pensare che Bologna non deve mai essergli sembrata così bella. Sin quando una signora gentile ti saluta e ti offre un’aranciata. E dei signori egualmente gentili ti regalano ancora una sorpresa: tornare alla scuola materna seduto su una macchina della polizia, come nei film. Che chi ha sbagliato venga punito, che i pulsanti incriminat­i vengano spostati, che le regole cambino e le madri, se necessario, risarcite. Ma non nascondiam­oci il fatto che un po’ di invidia per quei bambini è difficile non provarla.

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