L’export dei distretti torna a crescere Volano piastrelle e packaging valley
L’export dei distretti emiliani cresce a velocità tripla rispetto al 2016, ma l’aumento del fatturato oltre confine è inferiore a quello registrato dall’economia regionale nel suo insieme. Lo dicono i dati del Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo: nei primi tre mesi del 2017 le esportazioni dei 19 distretti della via Emilia sono aumentate del 6,1%, poco meno della media dei distretti italiani (più 6,4%) e a grande distanza dalla media dell’EmiliaRomagna, che ha fatto segnare un più 9,2%. Nonostante questo i distretti hanno più di un motivo per esultare: la crescita dell’export è triplicata rispetto al più 2,1% registrato dell’intero 2016. I 19 distretti, insieme, esportano beni per un valore di quasi 2,99 miliardi di euro, 172 milioni in più di quelli fatturati all’estero lo scorso anno nello stesso periodo. Hanno migliorato le loro performance in 15, nel corso dello scorso anno erano stati 13. In chiaroscuro le performance sui mercati maggiori: la Francia e gli Usa, quindi il primo e il terzo più importante, perdono rispettivamente lo 0,6 e l’1,2%. Cresce la Germania (più 6,1%), il secondo nostro mercato di riferimento. Aumento in doppia cifra dell’export in Gran Bretagna (più 10%) e in Spagna (più 23,6%). Tra i mercati emergenti si riprendono la Russia (più 23,4%) e Cina-Hong Kong (più 14,2%). A Bologna torna a crescere il packaging: nel primo trimestre di quest’anno dalle macchine per l’imballaggio oltreconfine sono arrivati 535,2 milioni, 64 in più dello scorso anno con una crescita del 13,5%. Male invece il distretto dei ciclomotori, che vede un calo del 22,6% e il giro di affari all’estero scendere da 179 milioni a 139. Allargando lo sguardo oltre la provincia bolognese continuano a crescere le piastrelle di Sassuolo, le uniche che esportano più del packaging bolognese, che raggiungono quota 852,5 milioni. Bene anche la maglieria e abbigliamento di Carpi (più 8,7%), l’abbigliamento di Rimini (più 12,1%), i salumi del Modenese (più 8,1%). Male il food machinery di Parma (meno 8,5%), i salumi di Reggio Emilia (meno 40,1%, ma incide anche la cessione di alcuni rami d’azienda) e le macchine per l’industria della ceramica di Modena e Reggio (meno 3%). Tra i poli tecnologici l’Ict di Bologna e Modena cresce del 9,6% e il biomedicale di Bologna del 6,6%. Tonfo del biomedicale di Mirandola, meno 14,2%, ma — spiega il Monitor — il settore è in salute e il calo è determinato dalle operazioni intercompany delle multinazionali che controllano il business del biomedicale mirandolese.