Gli esami agli studenti del Cua sospesi Indagati tre docenti dell’Alma Mater
In Procura un fascicolo per abuso d’ufficio dopo le prove collettive a Storia, Giurisprudenza e Medicina I prof accusati di aver aggirato il divieto dell’Ateneo. Tornelli, procedimenti disciplinari per 10 attivisti
La prova di forza del Cua contro i provvedimenti disciplinari disposti dall’Ateneo fa finire nei guai i tre docenti universitari che, lo scorso giugno, hanno consentito a tre attivisti di sostenere gli esami, seppure senza verbalizzazione del voto, nonostante fossero stati sospesi dal Senato accademico perché coinvolti negli scontri sul caro mensa di ottobre. La pratica degli esami collettivi, rivendicata dal Cua attraverso dei video, ha colto di sorpresa l’Alma Mater che, rettore in testa, ha minimizzato, ma ha spinto la Procura ad approfondire il caso.
Nei giorni scorsi il procuratore Giuseppe Amato ha aperto un fascicolo che vede indagati i tre docenti, rispettivamente di Storia, Giurisprudenza e Medicina, con l’ipotesi d’accusa di abuso d’ufficio per aver in sostanza aggirato i divieti imposti dalla loro stessa Università, consentendo agli attivisti sanzionati l’ammissione a esami per i quali, vista la sospensione, non era stata possibile l’iscrizione online. La Procura non ha atteso eventuali segnalazioni dell’Ateneo, che ha sentito i docenti coinvolti, ma ha agito d’iniziativa sulla base di articoli di stampa e video girati dagli attivisti che hanno documentato le sessioni d’esame per protestare contro quelli che ritengono «provvedimenti illegittimi perché adottati prima delle decisioni dei giudici e in violazione del principio di non colpevolezza». In un caso un prof, nell’ammettere uno degli attivisti, ringraziò i militanti per l’attività politica portata avanti.
Ai tre docenti è stata comunicata la loro condizione di indagati e presto potranno farsi interrogare per spiegare. Le indagini sono state delegate alla Digos che dovrà ricostruire quanto accaduto il 12, il 14 e il 26 giugno. I docenti coinvolti hanno chiarito fin da subito che tecnicamente non si è trattato di esami, visto che il voto seppure assegnato non è stato verbalizzato, anche se nulla toglie che possa accadere una volta scaduta la sospensione (cinque provvedimenti da due a quattro mesi a seconda dei casi) come peraltro sostenuto dagli attivisti che a loro dire dopo l’esame avrebbero ottenuto presunto rassicurazioni in merito dai docenti. Il rettore Francesco Ubertini e alcuni dei prof coinvolti hanno minimizzato e parlato di un preesame, una sorta di «allenamento» senza alcun valore. L’impressione è che i prof abbiano consentito il pre-colloquio per non esacerbare ancor di più gli animi. Ma la Procura, che nei mesi scorsi ha indagato una quarantina di attivisti, non solo del Cua, per gli scontri del caro mensa e per il caos tornelli del 36, intende vederci chiaro.
La notizia del coinvolgimento dei docenti è stata data proprio dal Cua che ieri ha annunciato l’apertura di nuovi procedimenti disciplinari per altri 10 attivisti, stavolta per lo smontaggio dei tornelli del 36 e l’occupazione della biblioteca sgomberata dopo le cariche della polizia. Gli attivisti hanno denunciato «gravi e congiunte pressioni di Università e Questura ai danni dei docenti coinvolti nell’esame collettivo» e annunciato che porteranno avanti la pratica dell’esame collettivo: «È la strada giusta per rompere in modo definitivo questo dispositivo repressivo, a partire dai prossimi appelli ogni esame collettivo sarà una barricata».
Sempre di ieri è infine la notizia della revoca da parte dei giudici di tre obblighi di firma a carico di altrettanti attivisti indagati per il caos tornelli. Obblighi che persistono ancora per quattro militanti, mentre per uno resta in vigore il divieto di dimora.
Indagini della Digos La Procura non ha atteso eventuali segnalazioni dell’Università