Falso in bilancio e infedeltà patrimoniale Crb, sulla cessione si muove la Procura
Inchiesta dopo l’esposto degli ex soci. Sentito come teste il presidente di Carisbo Sacchi Morsiani
La compravendita del Cierrebi è finita formalmente sotto la lente della magistratura. La Procura ha aperto un’inchiesta che ipotizza a carico di ignoti il falso in bilancio e l’infedeltà patrimoniale, reati già segnalati nell’esposto depositato lo scorso 7 giugno da una trentina tra ex soci dello storico circolo ceduto alla Seci Real Estate del gruppo Maccaferri e piccoli azionisti di Intesa Sanpaolo, l’istituto proprietario della struttura. Un documento che riprendeva alcune delle tesi espresse nei mesi scorsi dal Comitato «Rigenerazione no speculazione» che si oppone alla demolizione del circolo per fare spazio a un centro commerciale Despar. L’inchiesta del pm Nicola Scalabrini, che coordina le indagini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, è entrata dunque nel vivo come dimostra l’audizione di ieri del presidente di Carisbo Gianguido Sacchi Morsiani, sentito in Procura come persona informata dei fatti su tutto l’iter della vendita del Cierrebi. È facile intuire cosa abbia chiesto il pm, che ha già acquisito parte della documentazione relativa a un’operazione, gestita da Group Service per conto della capogruppo Intesa Sanpaolo, che rientra nella più complessa partita del restyling dello stadio Dall’Ara. Al centro dell’inchiesta c’è il valore assegnato al circolo, ritenuto troppo basso rispetto ai parametri del mercato. Un prezzo fissato da due diverse perizie che, tenuto conto dell’andamento del settore e delle perdite per circa 700.000 euro l’anno registrate dal Cierrebi, hanno stimato il valore in 3,2 milioni per una superficie di 30 mila metri quadri, cioè meno di 100 euro al metro quadro.
Una svendita, secondo gli esponenti che denunciano di conseguenza il danno arrecato alle casse della banca. Di qui l’infedeltà patrimoniale. L’altra criticità segnalata nell’esposto riguarda l’appostazione in bilancio dell’operazione per una cifra addirittura inferiore al già esiguo valore fissato dalle perizie. C’è infine, secondo gli estensori dell’esposto, il tema della descrizione dell’immobile fornita in fase di vendita col solo riferimento alla «destinazione centro sportivo», dimenticando la possibilità di costruire (con uso commerciale) che avrebbe potuto far salire le quotazioni dell’area. L’uso degli spazi del Cierrebi è regolato da una convenzione tra Carisbo e Comune che risale al 1985.
Su questo e altro il pm ha interpellato Sacchi Morsiani cui, presumibilmente, è stato chiesto di definire ruoli e spazi d’azione di Carisbo sulla vicenda, che certo non avrebbe potuto impedire la vendita visto che l’operatività per la dismissione di immobili non strumentali di proprietà di Intesa è in capo alla Group Service. Non è un mistero peraltro che Carisbo fosse contraria alla vendita, una posizione espressa dal presidente dell’istituto nel cda e cristallizzata nel tentativo della Fondazione Carisbo, seppure fuori tempo massimo, di acquistare il Cierrebi.
La Procura dovrà naturalmente approfondire anche i passaggi relativi alla gara, pubblicizzata su sito e giornali, rispetto alla quale hanno manifestato interesse nove realtà imprenditoriali ma poi solo quella del gruppo Maccaferri si è tradotta in un’offerta vincolante. A condizione, peraltro, che venga modificata la convenzione. La firma del rogito dovrebbe avvenire entro fine luglio e l’ obiettivo, fino a quando non partiranno i lavori per il supermercato( massimo 2.500 metri quadri; via la piscina, due campi da tennis, il parcheggio e il verde pubblico), è quello di tenere vivi gli impianti in estate, e forse oltre. Intanto sono oltre 3.000 le firme raccolte dal Comitato che, dopo la riunione di ieri con circa 60 persone, deve decidere se proseguire con la raccolta o se chiedere, col faldone in mano, un incontro con il sindaco Virginio Merola.
Il Comitato Raccolte 3mila firme per salvare il centro, è possibile che chieda un incontro al sindaco