Camorra, la mossa della banca Sospeso il funzionario arrestato
Disposta un’indagine interna dopo l’inchiesta della Dda di Napoli
Il giorno dopo il terremoto giudiziario che ha coinvolto due bancari bolognesi, indagati con l’accusa di aver favorito gli affari dei clan di camorra, la Cassa di risparmio di Ravenna ha sospeso Domenico Sangiorgi, 59enne faentino fino al 2013 direttore della filiale bolognese dell’istituto di credito, poi passato a dirigere la filiale di Rimini. Sangiorgi, attualmente in carcere a Rimini, è difeso dai legali Antonio Petroncini e Chiara Rinaldi: «Ho parlato con il mio cliente — fa sapere Petroncini —, ritengo l’applicazione della misura cautelare assolutamente ingiustificata. Sangiorgi non ha fatto altro che fare il suo mestiere di bancario, non ha più rapporti con queste persone da 5 anni e l’accusa gli contesta l’associazione mafiosa perché presuppone apoditticamente che lui fosse a conoscenza dell’affiliazione di questi clienti, ma non è così». La difesa chiederà al Riesame la revoca della custodia in carcere.
Intanto, mentre la CariRavenna ha disposto anche un’indagine interna, emerge dalle carte dell’inchiesta che la Cassa di Risparmio di Firenze, dove lavorava Lea Monari, 60enne indagata per aver aggirato le norme antiriciclaggio sul cambio di assegni, aveva nel 2011 avviato una procedura di internal auditing. Alcuni dipendenti, sentiti dagli inquirenti nel 2014, hanno confermato l’irregolarità del comportamento della direttrice nei confronti del cliente Passarelli, il dominus del gruppo criminale. «Le anomalie di alcuni assegni bancari non trasferibili — mette a verbale uno di loro — mi erano sembrate degne di essere portate all’attenzione della direttrice, che mi riprese dicendomi che la direttrice era lei ed io ero l’unico cassiere neoassunto e pertanto obbligato a seguire le sue direttive». Per la stessa Procura di Napoli, però, la donna, oggi in pensione, pur sapendo di agire contro la legge «non era a conoscenza della caratura criminale di Passarelli».
Gli assegni che il 61enne napoletano ora in carcere chiedeva di cambiare agli amici bancari, provenivano soprattutto dalle truffe alle assicurazioni. Scrive di lui il gip nell’ordinanza: «Ha allestito una vera e propria organizzazione di cui fanno parte i figli, un carrozziere, titolari di agenzie». Il collaboratore di giustizia Giuseppe Storace ha raccontato nel 2012 di un falso incidente di cui aveva beneficiato lui stesso, percependo la somma di 30.000 euro dall’assicurazione, grazie alla complicità di un odontoiatra che aveva certificato l’installazione di una placca nella sua mandibola, mai avvenuta. «Era un vero e proprio pilastro nel settore, tanto che veniva chiamato il re delle truffe assicurative». Un re che, secondo le accuse, aveva costruito il suo impero grazie anche ai bancari bolognesi che gli permettevano di ripulire i soldi sporchi.
I legali Sangiorgj non ha fatto altro che il suo mestiere di banchiere