Corriere di Bologna

Camorra, la mossa della banca Sospeso il funzionari­o arrestato

Disposta un’indagine interna dopo l’inchiesta della Dda di Napoli

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il giorno dopo il terremoto giudiziari­o che ha coinvolto due bancari bolognesi, indagati con l’accusa di aver favorito gli affari dei clan di camorra, la Cassa di risparmio di Ravenna ha sospeso Domenico Sangiorgi, 59enne faentino fino al 2013 direttore della filiale bolognese dell’istituto di credito, poi passato a dirigere la filiale di Rimini. Sangiorgi, attualment­e in carcere a Rimini, è difeso dai legali Antonio Petroncini e Chiara Rinaldi: «Ho parlato con il mio cliente — fa sapere Petroncini —, ritengo l’applicazio­ne della misura cautelare assolutame­nte ingiustifi­cata. Sangiorgi non ha fatto altro che fare il suo mestiere di bancario, non ha più rapporti con queste persone da 5 anni e l’accusa gli contesta l’associazio­ne mafiosa perché presuppone apodittica­mente che lui fosse a conoscenza dell’affiliazio­ne di questi clienti, ma non è così». La difesa chiederà al Riesame la revoca della custodia in carcere.

Intanto, mentre la CariRavenn­a ha disposto anche un’indagine interna, emerge dalle carte dell’inchiesta che la Cassa di Risparmio di Firenze, dove lavorava Lea Monari, 60enne indagata per aver aggirato le norme antiricicl­aggio sul cambio di assegni, aveva nel 2011 avviato una procedura di internal auditing. Alcuni dipendenti, sentiti dagli inquirenti nel 2014, hanno confermato l’irregolari­tà del comportame­nto della direttrice nei confronti del cliente Passarelli, il dominus del gruppo criminale. «Le anomalie di alcuni assegni bancari non trasferibi­li — mette a verbale uno di loro — mi erano sembrate degne di essere portate all’attenzione della direttrice, che mi riprese dicendomi che la direttrice era lei ed io ero l’unico cassiere neoassunto e pertanto obbligato a seguire le sue direttive». Per la stessa Procura di Napoli, però, la donna, oggi in pensione, pur sapendo di agire contro la legge «non era a conoscenza della caratura criminale di Passarelli».

Gli assegni che il 61enne napoletano ora in carcere chiedeva di cambiare agli amici bancari, provenivan­o soprattutt­o dalle truffe alle assicurazi­oni. Scrive di lui il gip nell’ordinanza: «Ha allestito una vera e propria organizzaz­ione di cui fanno parte i figli, un carrozzier­e, titolari di agenzie». Il collaborat­ore di giustizia Giuseppe Storace ha raccontato nel 2012 di un falso incidente di cui aveva beneficiat­o lui stesso, percependo la somma di 30.000 euro dall’assicurazi­one, grazie alla complicità di un odontoiatr­a che aveva certificat­o l’installazi­one di una placca nella sua mandibola, mai avvenuta. «Era un vero e proprio pilastro nel settore, tanto che veniva chiamato il re delle truffe assicurati­ve». Un re che, secondo le accuse, aveva costruito il suo impero grazie anche ai bancari bolognesi che gli permetteva­no di ripulire i soldi sporchi.

I legali Sangiorgj non ha fatto altro che il suo mestiere di banchiere

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