Corriere di Bologna

«Fortitudo, senza paura verso la A Il PalaDozza? Dovremmo comprarlo»

Il presidente Pavani: «La fondazione ci copre le spalle. Al club serve un impianto di proprietà»

- Enrico Schiavina © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Presidente Pavani. Servirà un po’ di tempo per abituarsi a sentirlo chiamare così, soprattutt­o a lui stesso, Christian Pavani, l’ex direttore generale che oggi è il primo nome intesta all’organigram­ma della Fortitudo, pur restandone di fatto il dirigente operativo di riferiment­o. «Ancora mi suona un po’ strano, di certo è un grande onore e una responsabi­lità enorme, ma che io e gli altri saliti su questa barca ci assumiamo in pieno. Ci mettiamo la faccia».

Cambia l’assetto societario. Cosa deve pensare il pubblico della Effe? «Che c’è in campo un progetto triennale, che si sta lavorando per dare basi sempre più solide alla società. Poi il pubblico giudicherà il prodotto che offriremo in campo: se non sarà all’altezza, giusto contestare, ma non credo succederà. Siamo la Fortitudo, mi aspetto di riavere tutti i 4.800 abbonati e il solito entusiasmo».

La proprietà passa alla Fondazione Fortitudo. «C’è un percorso burocratic­o, si andrà a metà settembre. Solo allora usciranno i nomi dei dieci soci fondatori e dei dieci soci sostenitor­i che ne faranno parte». Il modello fondazione, in Virtus, non è andato benissimo. «Lì c’erano solo ingressi una tantum, da noi si parla di quote triennali. Vuol dire partire da una base di 400-500 mila euro a stagione. Vogliamo essere pronti anche in caso di promozione». Il sostegno anche economico del pubblico resta imprescind­ibile. «Certo, i meriti sono di tutte le componenti, della Fossa e di tutti i cinquemila, che prima non c’erano e pian piano si sono avvicinati e sono sicuro che non se ne andranno. Però non capisco certe critiche: in tre anni una promozione, una finale e una semifinale perse in gara 5. Quattro anni fa non c’era niente di niente. E la proprietà, che molti hanno deriso, partendo da zero non ha mai mancato a un impegno preso, ha sempre pagato puntualmen­te. Se siamo qui è grazie a quelle persone, piacciano o no. Il problema dov’è?».

Siamo a Bologna, c’è una squadra che l’A2 l’ha vinta al primo colpo… «Bravi loro, ma cosa possiamo fare se non darci da fare e riprovarci? Ripartiamo, cercando di non deprimerci: è parte della nostra storia. Lo slogan sarà “sempliceme­nte Fortitudo”, vorrei il palazzo pieno in abbonament­o». Il PalaDozza sarà da dividere in due. «Non sarà una cosa semplice. Il PalaDozza non si può comprare, ma a noi servirebbe un impianto di proprietà. È un sogno, ma un club che vuole guardare avanti non può pensare a una convivenza sotto lo stesso tetto. Intanto siamo impegnatis­simi nell’operazione Torreverde, dove sposteremo tutta l’attività. E per le prime due partite di squalifica del campo, oltre a Rimini pensiamo a Firenze».

È l’estate della fuga dei giovani.«Candi voleva tentare il salto in A, potevamo mettergli il bastone tra le ruote ma non era giusto farlo. Campogrand­e è un discorso diverso, si è messo di traverso il suo agente, a cui non andava bene dove l’avremmo mandato in prestito. Che vada, noi non ci facciamo mettere i piedi in testa. Ma non è Boniciolli che li ha mandati via, semmai è stato Christian Pavani».

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Leader Stefano Mancinelli sarà il trascinato­re della Fortitudo anche l’anno prossimo

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