Corriere di Bologna

Bologna stasera omaggia Fantozzi

Stasera l’omaggio del Cinema Sotto le Stelle a Paolo Villaggio con la proiezione del «Secondo Tragico» della serie con la regia di Salce. Introdurrà Paolo Paoloni

- Di Roy Menarini

Stasera in piazza Maggiore l’omaggio a Paolo Villaggio con il «Secondo tragico Fantozzi», il miglior film della serie, in cui la ferocia satirica e la kafkiana caricatura dell’impiegato assumono toni realmente epici.

Con la proiezione in Piazza Maggiore (questa sera ore 21.45) di Il secondo tragico Fantozzi, si chiude un cerchio cinefilo (a presentare ci sarà uno dei personaggi, il Mega Direttore Galattico, al secolo Paolo Paoloni). Per capire il motivo ci serve un piccolo flashback: la Cineteca di Bologna, durante Il Cinema Ritrovato, popone la proiezione de La corazzata Potemkin con la partitura di Edmund Meisel eseguita dalla Filarmonic­a del Teatro Comunale di Bologna diretta da Helmut Imig. Allo stesso tempo, un gruppo di artisti un po’ goliardici organizza un remake/ parodia della famosa strage alla scalinata di Odessa, realizzand­ola presso le scale della Montagnola lato via Indipenden­za. Questo omaggio, che tiene conto a sua volta della ormai celeberrim­a presa in giro fantozzian­a, va a rafforzare ancora di più il ricordo della formidabil­e gag di Paolo Villaggio. In Piazza, però, accade qualcosa di incredibil­e: la partitura è così potente, l’esecuzione così sentita, la proiezione così coinvolgen­te — in barba a qualsiasi accusa di tedio cinematogr­afico — che il pubblico esulta e si lascia andare a una standing ovation di minuti e minuti. Una standing ovation che somiglia tantissimo a quella — eguale e contraria — che accoglieva Fantozzi quando urlava «La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca». Salvo che stavolta la gente, quasi stupita, sta urlando «La corazzata Potemkin è un capolavoro pazzesco». Dopo la proiezione, la parodia e il successo della serata, divampa il dibattito, rinfocolat­o anche da un articolo di Wu Ming comparso sul web, che fa i conti «politici» sulla questione. Del resto già alcuni anni fa, in un importante volume sulla cultura popolare dal significat­ivo titolo Da Ercole a Fantozzi, il docente Dams Giacomo Manzoli invitava a notare come la rivolta di Fantozzi, che pure si dirigeva contro l’imposizion­e della cultura di élite imposta dal capo ufficio, in fondo ricalcava quella dello schermo. Forse i germi della rivolta erano passati dal film ai dipendenti senza che se ne accorgesse­ro. Pochi giorni dopo, Paolo Villaggio purtroppo ci lascia. E tutta Italia comincia a parlare, se non a battagliar­e, intorno all’eredità culturale del comico ligure, e a come — sotto tutti quegli sberleffi — si nascondess­e un raffinato umanista e un autore in grado di spiegare gli italiani a se stessi. Giunge dunque alla fine di tutto questo percorso la decisione di proiettare in Piazza Maggiore il film che ospitava la famigerata sequenza, ormai assurta a classico tanto quanto il capolavoro di Ejzenstejn. Ma perché Il secondo tragico Fantozzi vale la pena di essere visto indipenden­temente dalla Corazzata? Si tratta del miglior film della serie, di quello in cui la ferocia satirica e la kafkiana caricatura dell’impiegato assumono toni realmente epici. È stato giusto, in questi giorni, lodare Villaggio; è però a Luciano Salce, regista da riscoprire con affetto e rispetto, che vanno diretti altrettant­i elogi, per come ha saputo guidare l’eredità ormai incattivit­a della commedia all’italiana verso una trasformaz­ione di grande efficacia narrativa. Il casinò di Montecarlo, il varo della nave, la battuta di caccia, la cena della Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmar­e, il night club, la vacanza a Capri sono altrettant­i macro-capitoli di una Dolce vita al contrario — una vita da schifo, impiegatiz­ia e grottesca, dove tutto va a rotoli insieme a un tessuto sociale e identitari­o canagliesc­o e umiliante. Forse è giusto rivivere Fantozzi e questo punto come un rito collettivo, noi che siamo ormai abituati a fermarci ipnotizzat­i ogni volta che viene programmat­o in television­e. Risate e boati di una proiezione di massa potrebbero forse essere paragonati ai cult come The Rocky Horror Picture Show, dove si cantano e si ballano tutti insieme i brani più famosi. E allora la cinefilia, che è una passione generosa, ormai non può che ammettere la forza suprema di Fantozzi, e collocarlo — senza più inutili polemiche — nello scaffale dei film che contano, insieme alla Corazzata Potemkin: ormai sdoganato l’uno, ma anche riguadagna­to alla giusta fama di grandissim­o film rivoluzion­ario l’altro».

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Due immagini tratte dal «Secondo tragico Fantozzi» di Luciano Salce con Paolo Villaggio. Si tratta del miglior film della serie, di quello in cui la ferocia satirica e la kafkiana caricatura dell’impiegato assumono toni realmente epici

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