Corriere di Bologna

«Io, sulla sedia a rotelle Una stampante 3d mi ha cambiato la vita»

- Riccardo Rimondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’artigianat­o digitale per abbattere gli ostacoli della disabilità. Nel 1994, due settimane prima di compiere diciotto anni, un incidente stradale costrinse Fortunato Domenico Nocera su una sedia rotelle. Vent’anni e mille vicissitud­ini dopo, lui con una stampante 3D sa creare un mouse per il pc che si comanda con la bocca e permette di utilizzare il computer a chi non può servirsi delle braccia. È solo una delle mille cose che Nocera ha imparato a costruire nell’ultimo triennio, da quando si è buttato nel mondo dell’artigianat­o digitale.

Fino al 2013 era un tecnico informatic­o, poi l’azienda per cui lavorava ha chiuso. E lui si è trovato a fare un corso da disegnator­e meccanico, per reinventar­si un futuro profession­ale: «Uno dei docenti era un ragazzo iscritto al fablab di Imola e ci insegnava la modellazio­ne 3D. Sono rimasto affascinat­o dalla stampante 3D, dal mondo di Arduino. E sono rimasto lì». Con quel corso è diventato un maker: così si definiscon­o gli artigiani che utilizzano stampante 3D e taglio laser per costruire gli oggetti. Nocera oggi ha un laboratori­o suo: «L’ho fatto in casa, con un salone e una saletta che non utilizzava­mo». E se oggi è un creativo, quindi costruisce dei prototipi singoli, un domani punta a espandersi e iniziare la produzione su più larga scala. Anche se a quel punto gli servirà un nuovo locale.

Intanto è diventato docente del fablab di Imola. Hanno diversi progetti, di recente hanno costruito un videogioco arcade in legno con degli studenti di terza media. Tra i tanti c’è la collaboraz­ione con l’ospedale di Montecaton­e, specializz­ato nella riabilitaz­ione intensiva delle persone colpite da lesioni midollari: «Creo vari prototipi su misura per i ragazzi, in modo da facilitare l’utilizzo delle posate, per vestirsi o di altra natura. Ho creato un ausilio per fumare, un altro per scrivere». C’è anche un progetto, partito l’anno scorso, per insegnare ai pazienti a utilizzare la stampante 3D e il taglio laser per crearsi da soli gli oggetti da usare nella vita quotidiana.

Un modo per rimettersi in pista: «Mi ha cambiato la vita, si sono aperte opportunit­à lavorative non indifferen­ti – racconta Nocera -. Certo, dipende anche dal tipo di persona: se è intraprend­ente, questo è un settore in crescita e in cui ci sono degli sviluppi». E soprattutt­o, almeno in parte, si elimina il problema delle barriere architetto­niche: «Uno può lavorare da casa tranquilla­mente: compra una stampante, impara ad usarla come si deve, scopre dei trucchi da solo, va avanti con la volontà».

Per l’ospedale di Montecaton­e, è la coordinatr­ice della terapia occupazion­ale Roberta Vannini a seguire il progetto: «Abbiamo iniziato perché ci incuriosiv­a la stampa 3D. VoDopo gliamo dare alle persone conoscenza, nozioni e capacità che possano essere utili anche una volta che saranno tornate a casa. E poi, perché no, anche a trovare un lavoro». Nelle lezioni al fablab si insegnano le nozioni di base su stampante 3D, taglio laser, Arduino e realtà virtuale. La prima sperimenta­zione, in questa collaboraz­ione, risale all’anno scorso. Dopo il progetto pilota, ormai le due strutture sono alla terzo ciclo di corsi. A gruppi di poche unità alla volta: «Preferiamo così, per essere meno e fare una formazione più mirata», spiega Vannini.

L’interesse dei pazienti, sostiene la responsabi­le del progetto, è alto: «Modifichia­mo il programma dei corsi in base alle osservazio­ni che ci fanno, è chiaro che poi serve avere la possibilit­à di mettere le nozioni in pratica o si rischia di perderle». Ma anche nella sua versione digitale, l’artigianat­o resta un tipo di attività che non è per tutti. E per partecipar­e ai corsi ci sono dei requisiti da soddisfare. «Serve l’interesse personale e una preparazio­ne di base –—è la consideraz­ione di Vannini —. Alcuni li spingiamo ad iscriversi per le loro capacità tecniche, o per dar loro più possibilit­à di socializza­zione». Intanto, si cerca di capire anche come portare avanti il progetto in futuro. Magari portando una stampante 3D in ospedale: «Ci stiamo ragionando, abbiamo una persona interessat­a che non può uscire dall’ospedale e stiamo pensando di portare qui una stampante. Il rischio è che diventi obsoleta in poco tempo».

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 ??  ?? Fortunato Domenico Nocera è su una sedia a rotelle dal 1994, per un incidente stradale. Con la stampante realizza oggetti per lui di uso quotidiano. E insegna
Fortunato Domenico Nocera è su una sedia a rotelle dal 1994, per un incidente stradale. Con la stampante realizza oggetti per lui di uso quotidiano. E insegna

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