L’ANSIA DELL’OGGI OSCURA IL FUTURO
Il sindaco Virginio Merola, in un post su Facebook, rispondendo al procuratore generale De Francisci, ha rivendicato «il fatto che la politica possa trovare delle soluzioni ai conflitti urbani avendo un’idea precisa di città e lavorando su proposte innovative analoghe a quelle di altri contesti italiani e europei». Una posizione non solo legittima, ma anche doverosa. C’è tuttavia un altro punto da considerare: come mai il «Caso Làbas» è diventato il «Caso ex Staveco»? Ho trovato la risposta nella bella intervista al vescovo Matteo Maria Zuppi che abbiamo pubblicato ieri, ossia prima dell’esternazione di Merola: «Ci auguriamo si possano trovare soluzioni che accontentino tutti quanti. Qualche volta viene da domandarsi perché questo avvenga soltanto dopo e non si riesca a farlo prima».
Certo, viviamo tempi complessi e veloci, tuttavia il cittadino ha l’impressione che troppo spesso il Palazzo sia impegnato a tamponare le emergenze, mentre sul tavolo si accatastano progetti su progetti presentati con enfasi e poi più o meno rapidamente accantonati. C’è un’ansia sul presente che annebbia la capacità di fornire una solida proiezione sul futuro. Nell’arco di pochi mesi, ad esempio, il sindaco è passato dal sostenere l’ipotesi di realizzare la cittadella giudiziaria nell’ex Stamoto al congelarla: non sarebbe stato meglio approfondire il fascicolo prima di esporsi?
Nell’acuta riflessione che pubblichiamo oggi a pagina 5, ragionando su un altro fronte, Romano Prodi segnala come l’autorità politica abbia rinunciato al proprio ruolo, «privandosi delle competenze necessarie per interloquire con autorità e autorevolezza», preferendo gestire le varie questioni con i tweet anziché analizzando nel merito i vari aspetti. L’ex presidente della Commissione europea, ricordando la sua esperienza di capo del governo, rileva come un tempo le politiche economiche, sociali e urbanistiche fossero frutto di un percorso di studio e confronto, dunque sposta saggiamente il mirino dai nodi contingenti al metodo di governo della cosa pubblica.
La nostra sarà anche una società liquida, ma ciò non significa che la scelta migliore sia quella di galleggiare sfruttando di volta in volta l’ultimo refolo di vento. Un discorso, sia chiaro, che riguarda le forze di governo come quelle di opposizione. Ha ragione il sindaco a sostenere che la nostra città vive una stagione felice (inevitabilmente non priva di criticità, mi permetto di aggiungere). Proprio per tale motivo, sarebbe un peccato sprecarla giocando di rimessa.