Termometri impazziti, afa e grandine Il grande rebus di un’annata «anomala»
I produttori: «Tra i filari convivono uve cotte e acerbe. La selezione sarà determinante»
Vendemmia 2017. Annata difficile e molto «sudata», per via del grande caldo. Paolo Babini di Vigne dei Boschi di Valpiana di Brisighella nel ravennate dice saggiamente: «La vera qualità dei vini di un’annata si giudica nella primavera successiva. Quindi a risentirci a marzo 2018». Detto ciò, il titolare dell’azienda a conduzione biologica dal 1994 e biodinamica dal 2002, che firma bei vini di personalità e di «territorio», spiega che «l’annata 2017 la possiamo definire quantomeno anomala. Un finale d’inverno quasi estivo, febbraio che sembrava maggio, senza l’apporto fondamentale delle precipitazioni inverno/primaverili. Temperature sotto zero in pianura e grandinata forte in collina per Pasqua. Di seguito un’estate con temperature roventi culminate con i primi di agosto con record mai raggiunti nei valori massimi». E aggiunge che «ci sarà da selezionare tanto e azzeccare bene i tempi di raccolta». Che per i loro bianchi sarà «dal 20 al 30 agosto, circa 10-15 giorni prima dello scorso anno». Specifichiamo subito che in questo caso parliamo della loro zona, perché i tempi di raccolta cambiano da territorio a territorio e subiscono l’influenza di una moltitudine di fattori, fra cui altitudine, formazione del terreno, esposizione dei vigneti, e via dicendo.
Rita Babini di Ancarani Vini di Faenza ci racconta che «in questo bizzarro 2017 poter parlare di vendemmia è già una fortuna, considerati i troppi colleghi e amici colpiti da gelate primaverili e temporali grandinigeni. Nella nostra zona si stima un calo di produzione tra il 30 e il 40% rispetto al 2016, ma quello che maggiormente preoccupa sono equilibrio e maturazione delle uve. L’anticipo delle stagioni vegetative e le grandi e prolungate ondate di calore hanno portato a una maturazione anticipata, ma soprattutto a una disidratazione che male interpretata può trarre in inganno sulla qualità delle uve e ai tempi di raccolta delle stesse». E conclude: «Per meglio raccontare le nostre colline e la nostra vendemmia qui a Oriolo dei Fichi, a partire dal 2 settembre metteremo a disposizione un trattore con carro panoramico adibito a trasporto visitatori che toccherà, a rotazione, tutte le 7 cantine e la Torre, permettendo a ciascuno di personalizzare il proprio percorso degustativo. Nel frattempo ci prepariamo alla Doc del Centesimino di Oriolo, auspicata per quest’anno ma in probabile arrivo solo per il 2018».
Rimaniamo ancora in Romagna con Giovanna Madonia dell’omonima azienda di Bertinoro, che è categorica: «Questa vendemmia è nevrotica e sfasata. La situazione è da sindrome bipolare. Le previsioni da punto interrogativo con obbligatorietà di accettazione. Nella stessa fila si passa da un estremo all’altro, da una uva cotta a una acerba». Anche lei sottolinea comunque che bisogna aspettare. Poi scherza: «Nel caso aspettiamo la vendemmia del 2018». Perché? «Beh, perché tutte quelle che finiscono con 8 dicono siano ottime».
Passiamo la parola al mago della bollicina, Christian Bellei di Cantina della Volta di Bomporto (Mo). «Sarà — ammette — una vendemmia tutta da interpretare, un’annata difficile da affrontare dal punto di vista spumantistico. Dovremo scegliere le uve decidendo tra la ricerca della acidità e la gestione del grado alcolico. A Riccò inizieremo a vendemmiare Chardonnay e Pinot Nero ben 15 giorni prima del solito, già il 21 di agosto. Nelle vigne collinari dalle quali provengono le uve per il nostro metodo classico abbiamo puntato sin dall’inizio a basse rese produttive; non abbiamo mai irrigato e continueremo a non farlo, per una precisa scelta di filosofia produttiva. Per Sorbara prevediamo che le uve inizieranno ad arrivare attorno al 20 di settembre. Nella nostra zona di produzione del Lambrusco possiamo ritenerci fortunati rispetto ad altri territori che hanno subito fenomeni meteorologici ben peggiori. Anche in questo caso, indipendentemente da future prossime precipitazioni, prevediamo uve sane, con volumi senza dubbio inferiori rispetto alla media. Oltre alla vigna, mai come quest’anno sarà fondamentale il lavoro in cantina con tecnica, precisione e una puntuale organizzazione».
Ci spostiamo, ma non tanto, per sentire Carlo Piccinini, vicepresidente Cantina di Carpi e Sorbara (l’altro giorno è stato fra l’altro nominato il nuovo presidente, Alessandro Mastrotto). «Prevediamo — sottolinea Piccinini — che la siccità porterà a un calo sulla produzione, che normalmente si attesta sui 450.000 quintali, di circa il 10% da suddividere tra le 4 provincie in cui sono dislocati i nostri produttori associati. Prevediamo di inaugurare la vendemmia 2017 con i vigneti dei Colli Bolognesi dove inizieremo con le uve Pignoletto il 23 agosto».
E, last but not least, chiudiamo proprio con la zona intorno a Bologna. Cesare Corazza dell’azienda Lodi Corazza di Ponte Ronca punta su una spiegazione tecnica: «Abbiamo usato i sovesci di orzo per togliere azoto a disposizione delle piante e quindi renderle meno avide di acqua. La situazione si presenta buona, con una sanità del grappolo dovuta alle precoci defogliature e alla stagione secca e ventilata che non ha mosso funghi patogeni. E se i caprioli non mi mangiano tutto, ci divertiremo di più di altre annate piovose e a rischio marciumi...». Antonio Capelli di Corte d’Aibo di Monteveglio, come Corazza, è più ottimista di tanti suoi colleghi: «La situazione dei nostri vigneti si presenta incredibilmente positiva, e questo credo sia il frutto di trent’anni di agricoltura biologica e di sette di agricoltura biodinamica che hanno dato una capacità vitale importante in termini di sostanza organica e quindi di vitalità dei suoli». Aspetteremo, come ci ha suggerito Paolo Babini, marzo 2018.
Rita Babini In questo bizzarro 2017 poter parlare di vendemmia è già una fortuna, considerati i colleghi colpiti da gelate Christian Bellei Dovremo scegliere le uve decidendo tra la ricerca della acidità e la gestione del grado alcolico Carlo Piccinini La siccità porterà a un calo sulla produzione, di solito sui 450.000 quintali, di circa il 10 per cento