INVECCHIARE CON POCHI NEONATI
Bologna sarà sempre più una popolazione metropolitana con pochi giovani e molte persone della terza e quarta età. Una tendenza che porta a prevedere nel 2030, cioè domani per chi governa il futuro, una denatalità e una longevità da record. Le conseguenze a livello economico, sociale e territoriale saranno di un tale stravolgimento da mettere fortemente in crisi le attuali linee programmatiche di sviluppo, in particolare del capitale umano. Fenomeni di simile portata avrebbero dovuto richiamare l’attenzione della politica e del governo nazionale e locale. L’impressione, invece, è che si tenda a ignorare o, quantomeno, a sottovalutare problemi destinati ad aggravarsi nel breve termine.
La Città metropolitana di Bologna sarà investita e trasformata molto più radicalmente di altre realtà urbane europee. Lo studio del marzo 2016 «Come cambierà la popolazione della Città metropolitana di Bologna nei prossimi 15 anni», redatto dall’area statistica del Comune, ha infatti analizzato le dinamiche del mutamento. Già nelle curve dei dati dal 2008 al 2015, il tasso di fecondità e quello dei decessi della popolazione residente tendevano alla criticità. Nello studio del 2016 è stato messo in evidenza come quell’andamento critico fino al 2015 sarebbe divenuto inarrestabile verso il 2030. Il trend (2015-2030) è stato previsto dagli esperti comunali con un calcolo a basso, medio e alto indice. Prendendo come riferimento il trend medio, si nota un più significativo calo delle nascite (-14,2%) e un ulteriore incremento dei decessi degli anziani (+ 5,4), fenomeni che colpiscono meno il Comune di Bologna rispetto alla restante area metropolitana. La Regione Emilia-Romagna e Bologna, dunque, dovranno fare i conti con una popolazione che vede già una riduzione delle donne in età feconda, un calo delle nascite, una riduzione dei giovani fino ai 24 anni, un aumento dei single sulle famiglie, una diminuzione della popolazione in età lavorativa, un aumento lavoratori più adulti, una crescita della popolazione anziana e degli ultraottantenni, in maggioranza soli e con basso reddito. Le cause di questo strutturale invecchiamento e di questa inedita popolazione senza giovani e famiglie sono molteplici: sistema economico-sociale, modelli culturali, ruolo della donna, stili di vita e altro. Dobbiamo già rassegnarci a un declino senza alcun freno? Se così non vogliamo, occorre ricercare in fretta una nuova politica per un futuro più umano e sostenibile.