Lepore e i sindaci aprono la sfida «Ora più controllo sulle partecipate»
Chi reclama un vero controllo, chi una strategia comune che manca e chiarezza nei ruoli. «No a vecchie logiche»
Il tema dell’equilibrio dei rapporti tra le società partecipate c’è. Non è solo l’ex premier Romano Prodi a sottolinearlo dopo che a sollevare la questione erano stati la sindaca di San Lazzaro Isabella Conti e l’assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo, in corsa per la segreteria del Pd. Pure i sindaci dell’area metropolitana hanno dovuto farci i conti in questi anni. C’è chi chiede maggiori strategie e chi più controllo.
Il tema dell’equilibrio dei rapporti tra le società partecipate c’è. Non è solo l’ex premier Romano Prodi a sottolinearlo dopo che a sollevare la questione erano stati la sindaca di San Lazzaro Isabella Conti e l’assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo, in corsa per la segreteria del Pd. Pure i sindaci dell’area metropolitana hanno dovuto farci i conti in questi anni.
«Esiste il rischio che prevalga la strategia delle grandi partecipate che hanno una precisa idea del mercato e obiettivi societari», ammette il sindaco di Casalecchio di Reno Massimo Bosso. «Alcuni passi avanti sono stati fatti, ma c’è molto ancora da lavorare», racconta il sindaco della Valsamoggia Daniele Ruscigno. Lorenzo Minganti, prima di guidare Minerbio, si occupava proprio di questi temi. «La politica deve avere la cognizione del problema — dice — e non lasciare i tecnici esposti in balia degli eventi. Deve essere consapevole della necessità di strutture di controllo forti e autorevoli». Perché le partecipate, nonostante la presenza al loro interno di soci pubblici, guardano al mercato e anche alle esigenze dei privati. A maggior ragione chi, come Hera, è quotata in Borsa. Gli enti locali per assicurarsi certi obiettivi deve quindi controllare e indirizzare meglio di quanto stiano facendo ora.
«Serve una strategia comune che al momento manca. A maggior ragione in questa fase che le risorse scarseggiano. Si sta costruendo la Città metropolitana, ma non è ancora al livello ottimale», spiega Bosso. Un lavoro che passa anche dalle composizioni dei cda, tema evidenziato anche da Prodi quando nella sua lettera al Corriere di Bologna ha parlato di una politica che ha «rinunciato al proprio ruolo, privandosi delle competenze necessarie per interloquire con autorità e autorevolezza nei confronti delle imprese dedicate a fornire servizi pubblici».
«Su questo aspetto c’è un certo malessere tra noi, io l’ho anche espresso«, dice Bosso. Il riferimento è alle ultime nomine nel cda di Hera, quando il Pd aveva spinto per il responsabile organizzazione di via Rivani Alberto Aitini, un folto gruppo di amministratori per la riconferma dell’uscente Forte Clò, e il sindaco metropolitano Virginio Merola a indicare un terzo nome, quello di Giovanni Xilo. «Dobbiamo sempre più cercare la qualità nei nomi e non la logica di partito», aggiunge il sindaco di Casalecchio. «La nostra responsabilità è molto importante — è d’accordo Ruscigno —. Dobbiamo andare oltre le logiche da manuale Cencelli».
Ma l’equilibrio dei rapporti non passa solo da questo aspetto. «Prendiamo il caso di Hera — spiega Minganti —, dove si verifica un’anomalia: i sindaci sono comproprietari e allo stesso tempo regolatori. Due ruoli che non vanno mai confusi». E invece spesso capita. «Quando stai facendo una nomina in un cda sei comproprietario, quando chiedi di applicare la normativa sei regolatore – distingue il sindaco di Minerbio -. Per rimarcare bene i due ruoli, un Comune deve dotarsi di un gruppo dirigente amministrativo competente che non si faccia trascinare dalle logiche di mercato di una società».
Analisi «Dobbiamo avere la cognizione dei problemi e non lasciare i tecnici in balia degli eventi»