Corriere di Bologna

Prodi coglie nel segno Rilanciare pure i partiti

- Di Andrea De Maria

Romano Prodi, con la sua consueta competenza, è intervenut­o sul rapporto fra politica e società partecipat­e. Sul tema ho poco da aggiungere alle sue consideraz­ioni. Vorrei dire però che da un tema specifico si potrebbe porne uno più generale, che vale a Bologna come in tutto il Paese e che anzi vede Bologna come una realtà più avanzata di altre (in fondo a questo è dedicato il piccolo libro che abbiamo scritto a quattro mani con Virginio Merola). Cioè quello del ruolo delle istituzion­i elettive oggi, di cosa vuol dire fare politica in questa fase storica. È vero: siamo di fronte ad una crisi del ruolo di guida della politica, che, per me, è lo specchio di una società che vive il dramma di una recessione economica che dura da quasi un decennio e da cui solo ora stiamo cominciand­o ad uscire, che vede la messa in discussion­e del ruolo dei grandi soggetti collettivi, che sente il peso dei corporativ­ismi (spesso più vecchi che nuovi). E allora il rapporto fra cittadini e istituzion­i si caratteriz­za per una sorta di continua conflittua­lità e vertenzial­ità sui problemi specifici e non più per la condivisio­ne di un progetto per una comunità. Su questo la politica si deve interrogar­e, per ritrovare, sapendo cambiare profondame­nte, le sue radici più profonde. Prima di tutto bisogna recuperare cultura politica e capacità di analisi dei processi in atto nella società: governare un Ente Locale non significa, come spesso si pensa oggi, assolvere una semplice funzione amministra­tiva ma soprattutt­o contribuir­e ad un progetto più generale di cambiament­o del Paese e affrontare le contraddiz­ioni dove esse si manifestan­o davvero, dal basso.

Poi bisogna coinvolger­e e rendere protagonis­ti i cittadini delle scelte che li riguardano, perché possano partecipar­e quotidiana­mente allo sviluppo delle scelte di governo, sapendo che il senso civico e la consapevol­ezza dei problemi danno forza a una democrazia chiamata ad affrontate temi complessi e che altrimenti è esposta al pericolo della indifferen­za e del populismo.

E poi c’ è il tema del ruolo dei partiti. Un padre della Repubblica definì i partiti come «la Democrazia che si organizza». Oggi i partiti non esauriscon­o in se stessi le occasioni di partecipaz­ione democratic­a e devono saper riconoscer­e il valore delle esperienze associativ­e e civiche ma resta vero che non c’ è democrazia senza partiti. Partiti aperti e capaci di selezionar­e e fare crescere una classe dirigente competente e motivata all’ interesse collettivo, mettendola alla prova sul territorio e nelle amministra­zioni locali e che tornino a fare formazione politica. Penso che questa sfida sia vitale per la nostra democrazia.

* Deputato Pd

Rapporti Il rapporto fra cittadini e istituzion­i si caratteriz­za per una sorta di continua conflittua­lità

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L’intervento La lettera di Romano Prodi sul Corriere di Bologna di domenica 13 agosto

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