COME INCENTIVARE LA PARTECIPAZIONE
Essendosi modificata la vita collettiva, come dare nuova realtà all’opportuno ricordo di Romano Prodi, nella sua lettera al Corriere di Bologna di domenica, di «quante discussioni, riunioni e convegni venivano organizzati dai Comuni, dalle Province e dalle Regioni per confrontare con gli esperti le strategie da seguire nelle politiche economiche, sociali e urbanistiche»? Tra i tanti fattori di cambiamento del «vivere insieme la città», spiccano la ricerca di una nuova visione consensuale della cura dei beni comuni e le crescenti disparità, non solo economiche, oggetto della conferenza internazionale che l’Istituto Cattaneo ha in programma a Bologna dal 2 al 4 novembre prossimo. La risposta al quesito si trova in una virata culturale da compiersi nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, a partire da Palazzo d’Accursio dove si coagula la rappresentanza degli interessi generali della città. Da tempo la fiducia dei cittadini verso la «casa comune» corre lungo uno scivolo, solo l’innovazione aperta potrà invertirne la discesa. Come le imprese spalancano le porte per far entrare e uscire idee da coltivare anche con i concorrenti, l’amministrazione comunale dovrà aprirsi alla collaborazione con i cittadini. Ciò è fattibile se e quanto Palazzo d’Accursio si mostrerà pronto a investire per consentire a chiunque — esperto o meno, purché portatore di buone idee — di partecipare alla realizzazione di progetti che rafforzino la trasparenza dei processi amministrativi e colleghino il governo alla popolazione permettendo a quest’ultima di prendere parte al processo decisionale. A tutt’oggi, pur se abilitati a impegnarsi in una comunicazione interattiva con il Comune, i cittadini incontrano difficoltà a farlo giacché la struttura burocratica e di vertice dell’amministrazione è un freno inibitore. La versione 1.0 del governo locale, cioè l’impiego delle tecnologie d’informazione e comunicazione nell’amministrazione della cosa pubblica, non ha sciolto l’iceberg burocratico. Né pare riuscirvi la versione 2.0, quella aperta e collaborativa, in assenza di incentivi per i cittadini. Pare più promettente la versione 3.0 che guarda oltre la tecnologia e il disegno dall’alto di linee guida generali capaci di condurre a una soluzione valida per tutti i casi. Il governo 3.0 progetta dal basso insieme ai cittadini delle nicchie specifiche entro cui essi possono sperimentare come erogare dei servizi innovativi che contribuiscono ad alzare il benessere generale della comunità metropolitana.