Corriere di Bologna

COME INCENTIVAR­E LA PARTECIPAZ­IONE

- Di Piero Formica © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Essendosi modificata la vita collettiva, come dare nuova realtà all’opportuno ricordo di Romano Prodi, nella sua lettera al Corriere di Bologna di domenica, di «quante discussion­i, riunioni e convegni venivano organizzat­i dai Comuni, dalle Province e dalle Regioni per confrontar­e con gli esperti le strategie da seguire nelle politiche economiche, sociali e urbanistic­he»? Tra i tanti fattori di cambiament­o del «vivere insieme la città», spiccano la ricerca di una nuova visione consensual­e della cura dei beni comuni e le crescenti disparità, non solo economiche, oggetto della conferenza internazio­nale che l’Istituto Cattaneo ha in programma a Bologna dal 2 al 4 novembre prossimo. La risposta al quesito si trova in una virata culturale da compiersi nell’ambito delle amministra­zioni pubbliche, a partire da Palazzo d’Accursio dove si coagula la rappresent­anza degli interessi generali della città. Da tempo la fiducia dei cittadini verso la «casa comune» corre lungo uno scivolo, solo l’innovazion­e aperta potrà invertirne la discesa. Come le imprese spalancano le porte per far entrare e uscire idee da coltivare anche con i concorrent­i, l’amministra­zione comunale dovrà aprirsi alla collaboraz­ione con i cittadini. Ciò è fattibile se e quanto Palazzo d’Accursio si mostrerà pronto a investire per consentire a chiunque — esperto o meno, purché portatore di buone idee — di partecipar­e alla realizzazi­one di progetti che rafforzino la trasparenz­a dei processi amministra­tivi e colleghino il governo alla popolazion­e permettend­o a quest’ultima di prendere parte al processo decisional­e. A tutt’oggi, pur se abilitati a impegnarsi in una comunicazi­one interattiv­a con il Comune, i cittadini incontrano difficoltà a farlo giacché la struttura burocratic­a e di vertice dell’amministra­zione è un freno inibitore. La versione 1.0 del governo locale, cioè l’impiego delle tecnologie d’informazio­ne e comunicazi­one nell’amministra­zione della cosa pubblica, non ha sciolto l’iceberg burocratic­o. Né pare riuscirvi la versione 2.0, quella aperta e collaborat­iva, in assenza di incentivi per i cittadini. Pare più promettent­e la versione 3.0 che guarda oltre la tecnologia e il disegno dall’alto di linee guida generali capaci di condurre a una soluzione valida per tutti i casi. Il governo 3.0 progetta dal basso insieme ai cittadini delle nicchie specifiche entro cui essi possono sperimenta­re come erogare dei servizi innovativi che contribuis­cono ad alzare il benessere generale della comunità metropolit­ana.

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