«Partecipate, meglio venderle»
Marattin (consigliere di Renzi): i sindaci sono in conflitto di interesse
«Quello con Hera è un conflitto d’interesse ineludibile». E in quanto tale va risolto, sostiene Luigi Marattin. Il consigliere economico dell’ex premier Matteo Renzi ai tempi di Palazzo Chigi interviene nel dibattito sulle partecipate sollevato prima dalla sindaca di San Lazzaro Isabella Conti, poi dall’assessore bolognese al Welfare Luca Rizzo Nervo e infine dall’ex premier Romano Prodi. E chiede ai sindaci di scegliere.
Tra il loro interesse «in qualità di rappresentanti dei cittadini, di affidare il servizio al gestore più efficiente, così che i cittadini possano godere del servizio migliore possibile al costo più basso possibile». E l’interesse, in quanto azionisti di Hera, «a far sì che l’azienda di cui sono soci mantenga l’affidamento il più a lungo possibile, in modo da continuare a ricevere nel proprio bilancio comunale i sostanziosi dividendi». Assieme, questi due ruoli non possono convivere, spiega il docente universitario ferrarese dell’Alma Mater. «E quando due ruoli entrano in conflitto, bisogna abbandonarne uno». Marattin sacrificherebbe quello di azionista della multiutility. I Comuni, insomma, escano da Hera e continuino a regolamentare il mercato, indicando obiettivi, strategie e tariffe. «Così il conflitto sparisce, senza che ci sia un pericolo di privatizzazione del mercato dei rifiuti. Perché il privato non potrà mai fare quel che vuole. Se domani arriva un gestore australiano dovrà sottostare sempre alle regole dei sindaci».
Questa operazione avrebbe anche un altro effetto: una valanga di soldi nelle casse dei Comuni provenienti dalla vendita delle azioni Hera. Per Ferrara, calcola Marattin, una quarantina di milioni di euro. Per Bologna molti di più, circa 140 milioni di euro. «Con quei soldi ci puoi ribaltare una città, soprattutto in un momento come questo in cui è necessario sostenere gli investimenti pubblici». A quel punto però verrebbero a mancare i dividenti annui, ossigeno per ogni Comune azionista. E che sulla lunga distanza può rappresentare una somma superiore a quella della totale liquidazione delle quote. «È chiaro che a quel punto servirebbe un’operazione di spending review da parte degli enti locali per attutire l’abbattimento dei dividendi — ragiona Marattin —. Ma risparmiare sul bilancio corrente a fronte di uno shock che provocherebbe un investimento pubblico di tale portata, è un’ipotesi che deve essere considerata».
C’è sempre una seconda opzione, che l’ex consigliere di Renzi preferirebbe non attuare ma comunque percorribile. I sindaci restano azionisti cedendo però ad una authority di saggi il compito di regolare il mercato. «Accade già a livello nazionale per il gas o l'elettricità, ma è chiaro che in questo modo i sindaci abdicherebbero ad un ruolo importante».
Nel frattempo persiste lo stallo sulla nuova gara d’appalto sui rifiuti, visto che il contratto con Hera è scaduto da anni, tanto che sia l’Anac che l’Antitrust sono dovute intervenire. Il tema riguarda Atersir, l’agenzia dei sindaci tenuta a scrivere il bando. E molto di più potrebbe fare Atersir, suggerisce Marattin, se potesse assumere nuovo personale competente. «Deve riempirsi di economisti e ingegneri in grado davvero di controllare il gestore — dice l’economista —. Questo ora non è possibile perché Atersir è sottoposta a dei limiti di assunzione. Un discorso che può valere se parliamo di vigili urbani nei Comuni, ma non in questo caso. Perché, come dice bene Romano Prodi, la politica ha bisogno di competenze per poter interloquire alla pari con realtà economiche molto forti».
Alienare le azioni di Hera porterebbe in dote ai Comuni una montagna di soldi con cui si potrebbe rivoltare una città