Corriere di Bologna

La guerra anti borotalco dei pionieri del Ramazzini

«Ci abbiamo messo 30 anni, ma ce l’abbiamo fatta. Ora il borotalco è sicuro». Così la direttrice del Ramazzini. «Noi siamo dei pionieri»

- Marina Amaduzzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Qualche giorno fa ha fatto scalpore la notizia del mega risarcimen­to accordato da una giuria di Los Angeles a una donna che ha usato per anni il talco prodotto dalla Johnson & Johnson e si è ammalata di cancro alle ovaie. Alla base di questa causa legale, una delle centinaia che stanno arrivando a sentenza, c’è anche lo studio pionierist­ico che l’Istituto Ramazzini pubblicò addirittur­a nel 1990. Firmato tra gli altri da Fiorella Belpoggi, direttrice del Ramazzini, e da Cesare Maltoni, l’oncologo l’istituto di ricerca sul cancro lo fondò, lo studio concluse senza mezzi termini che il talco grezzo è contaminat­o da amianto quindi cancerogen­o. Per la precisione, può provocare il mesoteliom­a.

«Il tumore campanella, spia, del talco è il mesotelio, perché nel talco ci possono essere fibre di amianto, di tremolite in particolar­e — spiega Belpoggi —, e quindi per studiare se c’era pericolo abbiamo utilizzato gli stessi metodi usati con l’amianto da solo e vedere se si induceva lo stesso tumore. E così è stato, anche se a un livello molto molto più basso di quello che provochere­bbe la polvere di amianto. Su 20 animali abbiamo visto 4 mesoteliom­i, non è poco». I dati furono pubblicati nel 1990 e altri lavori successivi li confermaro­no.

Nel caso del borotalco incriminat­o il tumore scatenato è quello alle ovaie. «L’ovaio si trova sospeso all’interno dell’addome ed è rivestito da una membrana sierosa che è la stessa che viene invasa dal mesoteliom­a quando si è esposti all’amianto — prosegue la ricercatri­ce —. È stato riconosciu­to anche dallo Iarc, che è l’Agenzia internazio­nale di ricerca sul cancro, che l’amianto è associato al cancro dell’ovaio, quindi nella causa contro la Johnson & Johnson si trattava di dimostrare che c’era amianto nel talco».

Quattro anni fa Belpoggi venne contattata come esperta dallo studio legale Peter Angelos a Baltimora che patrocinav­a e patrocina tutt’ora donne con tumore alle ovaie che hanno usato per lungo tempo il talco della Johnson & Johnson. «Gli ho mandato il nostro studio ma non me lo sono sentita di imbarcarmi in una nuova avventura legale».

Belpoggi infatti era reduce dalla battaglia, vinta, contro la Exxon, condotta sempre per lo studio Peter Angelos: un risarcimen­to miliardari­o ottenuto dal colosso americano proprio grazie agli studi del Ramazzini sull’Mtbe, un additivo della benzina verde. «Anche questa del talco è una storia per noi nota — conclude Belpoggi —, è un altro studio del Ramazzini che ha una ricaduta sulla salute dei cittadini. I nostri studi sono pioneristi­ci, a partire da quello sul benzene che ne stabilì la cancerogen­icità 30 anni prima dello Iarc. é frustrante per noi che i nostri risultati vengono presi in consideraz­ione decenni dopo».

Il talco oggi è pericoloso? «A comprare borotalco, che è il talco lavorato per uso cosmetico, ora si è sicuri — conclude la biologa —. La ricerca scientific­a ha raggiunto il suo scopo, anche se ci ha messo 30 anni». Infatti oggi il talco lavorato, cioè il borotalco per uso cosmetico, può essere usato solo dopo l’accertamen­to dell’assenza di fibre amianto, alcune miniere sono state chiuse (anche in Italia, in Piemonte). Quello studio fu finanziato dal l’ente pubblico e da cittadini.

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Direttrice Fiorella Belpoggi, alla guida del Ramazzini

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