Corriere di Bologna

«Mercato prevedibil­e Più dei risultati altalenant­i il problema è il grigiore»

- Claudio Beneforti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA Alessandro Mossini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

fisica e fai sempre la giocata in orizzontal­e vai poco lontano.

E allora? O il mondo si rovescerà e Crisetig si conquister­à la scena, oppure Donadoni dovrà fare ancora una volta di necessità virtù e scegliere il male minore, Pulgar appunto. Perché per una squadra che fa il 43-3 non avere un centrale di centrocamp­o di ruolo non è il massimo della vita. Quando è così, quando manca una testa pensante, per nessun motivo al mondo la squadra deve sbagliare l’atteggiame­nto. Poi in fondo se a Benevento il Bologna prima ha salvato la pelle e alla fine ha vinto è proprio perché almeno su questo piano è sempre stato dentro la partita. Poi è vero che sabato scorso per un tempo e forse ancora di più sono mancati altri ingredient­i fondamenta­li, e cioè il lavoro in zona gol di Mattia Destro e gli spunti sia di Simone Verdi sia di Federico Di Francesco. Senza quelli e senza regista il Bologna dovrà continuare a confidare soprattutt­o nell’amicizia del Var.

Della serie: a questo punto finirà per diventare ancora più importante il lavoro di Donadoni, che sarà chiamato a proporre un Bologna più corto e aggressivo possibile, capace di mantenere i giusti equilibri e le giuste distanze in tutte e due le fasi del gioco, quella di possesso palla e quella di non possesso. Perché se ciò accadrà, gli attaccanti saranno sempre bene supportati e al tempo stesso i difensori saranno sempre protetti. Si rischierà meno, si subiranno meno gol e si potranno valorizzar­e le occasioni in attacco. Che da sempre è la prima regola nel calcio per poter fare i risultati.

Jonathan Binotto, si è chiuso il mercato. Che Bologna ne è uscito?

«Una squadra con alcune lacune. Sicurament­e io avrei preso un altro centrale difensivo: Maietta è un leader ma non so se ha le 38 partite nelle gambe. È un bel punto interrogat­ivo, perché Helander, Gonzalez e lo stesso De Maio hanno bisogno di qualcuno che sappia guidare il reparto: per questo sarebbe servito un altro difensore di esperienza».

Anche in mediana manca qualcosa?

«Io sono felice che sia rimasto Donsah, perfetto per il 4-3-3. Però manca il centrocamp­ista che possa giocare davanti alla difesa: a Benevento si è adattato Poli, ma l’impression­e è che la scelta sia tra Pulgar e Crisetig, che dovrà dimostrare di poter essere utile in quel ruolo. Dipenderà anche da che partita vorrai fare di volta in volta: se devi dare tempi di gioco, non è Pulgar l’uomo adatto. Può esserlo Nagy, anche se ora sembra scivolato indietro nelle gerarchie».

Manca un vero perno della mediana, ma ci sono cinque terzini.

«Situazione un po’ particolar­e, per due posti. Keita lo ricordo all’Entella e ha mostrato buone cose, ma con la permanenza di Masina ora sono tanti».

Qual è il suo giudizio sugli altri nuovi arrivati?

«Poli è sicurament­e prezioso, per duttilità e atteggiame­nto. Ero curioso di vedere all’opera Falletti e Avenatti con la speranza che il club li abbia azzeccati come fece con Verdi e Di Francesco, ma dovremo attendere. Palacio si è rimesso in discussion­e: viene da

La città ama farsi coinvolger­e ma nel Bologna di oggi sembra tutto molto triste Forse si può migliorare, al di là dei risultati che in qualsiasi città fanno la differenza Credo che il 4-3-3 ora sia il modulo base per Donadoni

due anni grigi ma se è qui con la testa giusta può darti qualcosa di importante». È stato il mercato che si attendeva? «Non mi aspettavo grandi cose: il club aveva preannunci­ato un mercato a costo zero e alla fine sono stati spesi dieci milioni per sette giocatori. Se la dirigenza avrà avuto ragione lo dirà il campo: ci sono dei punti interrogat­ivi e secondo me il Bologna dello scorso hanno aveva qualcosa in più, ma è anche vero che, tolto il disastro in Coppa Italia, in campionato la squadra è partita meglio grazie all’organizzaz­ione data dal 4-3-3, il modulo più adatto per questa rosa».

Al terzo anno di A con Joey Saputo, il Bologna è dove si aspettava?

«Hanno scelto una strada diversa, partendo dalle infrastrut­ture per creare determinat­e basi e tralascian­do un po’ la squadra: so di tanti tifosi scontenti, ma anche di altri che sono soddisfatt­i. Si possono fare entrambe le cose, ma da esterno mi aspettavo un po’ di più a livello tecnico».

Cosa manca al Bologna per conquistar­e la gente?

«Al di là dei risultati, manca quell’entusiasmo che si era creato all’arrivo della nuova proprietà. Bologna è una città che ama farsi coinvolger­e, dal calcio come dal basket: è una città che ha bisogno di divertirsi, che ride volentieri, che ha passione. Invece nel Bologna sembra tutto triste, poco coinvolgen­te: sul piano comunicati­vo questa è una cosa di cui bisogna tenere conto e magari migliorare».

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Jonathan Binotto, classe 1975, è stato uno dei protagonis­ti della stagione magica del Bologna che arrivò in semifinale di Coppa Uefa nel 1998-99
Cresciuto nella Juve, è stato capitano dell’ under 21 campione d’Europa nel biennio 19941996
Chi è Jonathan Binotto, classe 1975, è stato uno dei protagonis­ti della stagione magica del Bologna che arrivò in semifinale di Coppa Uefa nel 1998-99 Cresciuto nella Juve, è stato capitano dell’ under 21 campione d’Europa nel biennio 19941996

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