Corriere di Bologna

IL TURISMO GOVERNA LA SCUOLA

La Regione lo vuole spostare al terzo lunedì di settembre per allungare la stagione turistica. Ecco perché è un errore

- Di Claudia Baccarani

Vola il turismo, soprattutt­o in Riviera, con un 2017 che ci raccontano da record per l’EmiliaRoma­gna: +25% di presenze (ultimi dati Cna Balneatori). Vola l’occupazion­e femminile regionale o, comunque, marcia a ritmi più sostenuti della media italiana: nel 2016, tanto per stare a dati certificat­i Istat, da Piacenza a Rimini il tasso di attività delle donne è stato pari al 67,7%, 1,9 punti percentual­i in più rispetto a un anno prima, il più alto dell’intero Paese. Bene, c’è di che andarne fieri: gli amministra­tori regionali, dal governator­e Bonaccini in giù, lo sono e capitalizz­ano politicame­nte il tesoretto di good news. Ma la giunta, stavolta, ha fatto male almeno un conto che rischiereb­be tra l’altro di avere ripercussi­oni in sede di cabina elettorale, se solo esistesse un’associazio­ne di rappresent­anza dei genitori: quello della scuola. O, meglio, del calendario scolastico. In questo settore ogni regione in Italia fa da sé, a patto di garantire il monte giorni di frequenza scolastica uguale a livello nazionale. L’EmiliaRoma­gna non si sottrae all’arduo compito: peccato che a occuparsi di quando i nostri figli devono tornare sui banchi non sia l’assessore alla Scuola ma quello al Turismo. Ohibò, e che ci azzecca, si chiederà qualcuno, scomodando il motto di dipietrist­a memoria. Presto detto: sono albergator­i e bagnini a decidere quando far finire la stagione turistica e, di conseguenz­a, cominciare quella scolastica, cenerentol­a da sacrificar­e di fronte agli interessi di «Big Turismo».

E per loro è sempre troppo presto. Così, pare che l’Emilia-Romagna — come ha annunciato nella generale distrazion­e agostana l’assessore al Turismo, Andrea Corsini, ovviamente from Rimini — dal prossimo anno fisserà la data d’inizio delle scuole al terzo lunedì di settembre. «In accordo con il mio collega all’Istruzione Bianchi e con l’ufficio scolastico, abbiamo preso tale decisione per non spezzare la settimana con l’avvio della scuola che, per esempio, quest’anno cade di venerdì — ecco la spiegazion­e dell’assessore del Pd — Ci siamo resi conto che l’accordo fatto in passato era penalizzan­te, un danno per il turismo». E, nel caso il messaggio non fosse stato chiaro: «Se vogliamo allungare la stagione turistica, dobbiamo essere conseguent­i e creare tutte le condizioni per favorire la vacanza».

Già dal 2012, per la verità, il rientro era stato fissato a nostro modesto parere troppo avanti: il 15 settembre, a prescinder­e dal giorno della settimana (questo mese, per esempio, significa che la campanella suonerà venerdì 15, salvo poi far passare il weekend, quindi si andrà a regime solo da lunedì 18). Con il nuovo calendario, però, sarà anche peggio, fino al fondo che si toccherà nel 2020 con il rientro in classe destinato a cadere il 21 settembre. Avete letto bene: 21 settembre. Contando che la scuola finisce il 7 giugno (e anche qui sarebbe da aprire un altro capitolo: l’assurdità di questa data tenendo conto che è preceduta dal ponte della Festa della Repubblica), vorrà dire la bellezza di 89 giorni di vacanze estive, domeniche escluse. Quasi la scuola diventasse un optional rispetto alla stagione balneare.

Così torniamo da dove siamo partiti: l’occupazion­e femminile. Non so voi, ma non conosco aziende, né pubbliche né private, che prevedano 90 giorni di ferie per i propri dipendenti. E nemmeno 80, 70, 60. O 50 o 40.

Così, proprio dove le istituzion­i si vantano dell’altissimo tasso di occupazion­e femminile e cercano di fare del proprio sistema di welfare un fiore all’occhiello, tra l’altro ingaggiand­o la sacrosanta battaglia per orari più flessibili negli asili, ecco incombere la beffa delle super ferie scolastich­e. Con le famiglie messe nelle condizioni di trovare una quadra per far passare quei terribili novanta giorni tra nonni (se ci sono), campi estivi (che si pagano), baby sitter (idem), oppure scegliere di accontenta­rsi, dal punto di vista lavorativo, di un part time, che di solito — guarda un po’ — riguarda la donna.

Qualcuno in Viale Aldo Moro intende battere un colpo? Il governator­e Stefano Bonaccini? L’assessore e suo vice, Elisabetta Gualmini, donna in carriera e mamma, che tiene anche un blog sulla difficoltà di conciliare i due ruoli? O il citato Corsini (il quale ha almeno il pregio di avere parlato chiaro)? O Patrizio Bianchi che, nella giunta Bonaccini, ha la delega alla Scuola? E la senatrice bolognese Francesca Puglisi, già responsabi­le scuola della segreteria pd?

Si tratta di una vera battaglia di modernità: bisognereb­be anticipare (e non posticipar­e) l’ingresso a scuola dei nostri ragazzi, per mettere l’Emilia-Romagna al passo almeno con le regioni del nord che sono il nostro metro di paragone in tanti altri campi (Lombardia 12 settembre, Veneto 13, Friuli e Trentino 11, addirittur­a Provincia di Bolzano 5). Anche se sarebbe bello andare oltre, come accade in tanti Paesi europei, con scuole che chiudono «solo» due mesi, vacanze spalmate su tutto l’anno e non concentrat­e in quell’unico periodo. Ma pure con edifici scolastici in grado di assicurare una presenza degna: penso ad aria condiziona­ta e vere strutture sportive.

Per essere realisti, ci accontente­remo anche di un po’ meno, sindacati e politica permettend­o. Altrimenti, non ci dovremo stupire se tra qualche anno quel record di occupazion­e femminile non sarà più tale. Salvo non si tratti di bagnine e albergatri­ci.

L’assessore Corsini «Dobbiamo essere coerenti e creare tutte le condizioni per favorire la vacanza»

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