Arriva il super Napoli Tutte le contromisure
Attaccanti imprendibili, sovrapposizioni e tagli Il Bologna ha subito 16 gol negli ultimi tre confronti La ricetta per non affogare
Vedi Napoli e poi...tremi. L’undici di Maurizio Sarri non è solamente la squadra che soddisfa il palato di tutti gli esteti calcistici ma è anche la formazione che anima gli incubi del Bologna di Saputo e di Donadoni: con gli azzurri infatti sono arrivate sia la peggior sconfitta casalinga (1-7 nella passata stagione, record storico) sia la peggior sconfitta esterna (6-0, ad aprile 2016) dell’attuale gestione rossoblù.
Il 4-3-3 dinamico del Napoli, tutto palla a terra e attacchi alla profondità, funziona come un orologio svizzero e anche quest’anno è partito fortissimo: qualificazione in Champions ottenuta in ciabatte, due vittorie in campionato con doppio 3-1, 28 tiri in porta di cui 18 nello specchio e un 57% di possesso palla esercitato per oltre metà del tempo nella metà campo avversaria. «Un modello ineguagliabile, che ha gli interpreti giusti per recepire ciò che vuole un allenatore che conosce bene didattica e metodi di lavoro, essendo partito dalle categorie inferiori per arrivare fino in Champions», spiega il doppio ex Franco Colomba.
Il Napoli è una squadra equilibrata, compatta (24,9 metri di lunghezza media), che tiene il baricentro alto e soprattutto che gioca parecchio il pallone, capace di segnare tre gol anche nelle serate da 55 palle perse e 49 passaggi sbagliati come quella contro l’Atalanta: soli 6 lanci lunghi, a conferma di una manovra che lascia ben poco al caso. «Le trame di gioco del Napoli sono conosciute — spiega Colomba — ma fanno tutto a velocità così alta da risultare letali. Anche perché se copri l’esterno, loro ti bucano con gli inserimenti delle mezze ali. Viceversa, basta un cambio di gioco per sorprenderti sui lati». Il giro-palla azzurro infatti parte dai due centrali difensivi Albiol e Koulibaly, si appoggia rapidamente su Jorginho (se c’è Diawara si coinvolgono di più le mezze ali) e trova sempre sfogo sulle fasce, in particolare a sinistra sulle percussioni di Ghoulam: il terzino spesso porta via l’uomo a Insigne, liberandone l’estro, ma può anche attaccare in prima persona per poi cercare il cross che ha come destinatario principe il taglio largo sul secondo palo di Callejon o, come alternativa, quello sul primo palo di Mertens con palla rasoterra. I movimenti del belga tolgono ogni tipo di riferimento alle difese («paradossalmente, non c’è un centrale in Italia che possa marcarlo, cosa che può risultare più semplice con un centravanti puro come Higuain», analizza Colomba) e Mertens risulta una sorta di fantasma pronto ad apparire sulle palle vaganti o sugli spazi liberati dagli esterni e dalle mezze ali, Hamsik e Zielinski. Un movimento, quello dei due centrocampisti, fatto quasi in modo esasperato quando il Napoli si muove sulla destra, con Callejon largo e con Hysaj a supporto in sovrapposizione pronti all’uno contro uno o al cross.
Ma come si possono evitare le imbarcate come quelle prese dal Bologna? «Se vai sotto, devi restare equilibrato. Perché al minimo errore, il Napoli con la sua qualità può colpirti di nuovo in pochi secondi». È accaduto al Verona alla prima giornata, come accadde al Bologna dello scorso anno, freddato in tre passaggi dopo un corner a favore per lo 0-2.
Colomba Il segreto è stare in equilibrio Non bisogna disunirsi nemmeno se si va sotto di un gol perché al minimo errore il Napoli non perdona Il modello di Sarri non è imitabile, ha gli interpreti giusti per fare un calcio studiato e veloce