Corriere di Bologna

Arriva il super Napoli Tutte le contromisu­re

Attaccanti imprendibi­li, sovrapposi­zioni e tagli Il Bologna ha subito 16 gol negli ultimi tre confronti La ricetta per non affogare

- di Alessandro Mossini

Vedi Napoli e poi...tremi. L’undici di Maurizio Sarri non è solamente la squadra che soddisfa il palato di tutti gli esteti calcistici ma è anche la formazione che anima gli incubi del Bologna di Saputo e di Donadoni: con gli azzurri infatti sono arrivate sia la peggior sconfitta casalinga (1-7 nella passata stagione, record storico) sia la peggior sconfitta esterna (6-0, ad aprile 2016) dell’attuale gestione rossoblù.

Il 4-3-3 dinamico del Napoli, tutto palla a terra e attacchi alla profondità, funziona come un orologio svizzero e anche quest’anno è partito fortissimo: qualificaz­ione in Champions ottenuta in ciabatte, due vittorie in campionato con doppio 3-1, 28 tiri in porta di cui 18 nello specchio e un 57% di possesso palla esercitato per oltre metà del tempo nella metà campo avversaria. «Un modello ineguaglia­bile, che ha gli interpreti giusti per recepire ciò che vuole un allenatore che conosce bene didattica e metodi di lavoro, essendo partito dalle categorie inferiori per arrivare fino in Champions», spiega il doppio ex Franco Colomba.

Il Napoli è una squadra equilibrat­a, compatta (24,9 metri di lunghezza media), che tiene il baricentro alto e soprattutt­o che gioca parecchio il pallone, capace di segnare tre gol anche nelle serate da 55 palle perse e 49 passaggi sbagliati come quella contro l’Atalanta: soli 6 lanci lunghi, a conferma di una manovra che lascia ben poco al caso. «Le trame di gioco del Napoli sono conosciute — spiega Colomba — ma fanno tutto a velocità così alta da risultare letali. Anche perché se copri l’esterno, loro ti bucano con gli inseriment­i delle mezze ali. Viceversa, basta un cambio di gioco per sorprender­ti sui lati». Il giro-palla azzurro infatti parte dai due centrali difensivi Albiol e Koulibaly, si appoggia rapidament­e su Jorginho (se c’è Diawara si coinvolgon­o di più le mezze ali) e trova sempre sfogo sulle fasce, in particolar­e a sinistra sulle percussion­i di Ghoulam: il terzino spesso porta via l’uomo a Insigne, liberandon­e l’estro, ma può anche attaccare in prima persona per poi cercare il cross che ha come destinatar­io principe il taglio largo sul secondo palo di Callejon o, come alternativ­a, quello sul primo palo di Mertens con palla rasoterra. I movimenti del belga tolgono ogni tipo di riferiment­o alle difese («paradossal­mente, non c’è un centrale in Italia che possa marcarlo, cosa che può risultare più semplice con un centravant­i puro come Higuain», analizza Colomba) e Mertens risulta una sorta di fantasma pronto ad apparire sulle palle vaganti o sugli spazi liberati dagli esterni e dalle mezze ali, Hamsik e Zielinski. Un movimento, quello dei due centrocamp­isti, fatto quasi in modo esasperato quando il Napoli si muove sulla destra, con Callejon largo e con Hysaj a supporto in sovrapposi­zione pronti all’uno contro uno o al cross.

Ma come si possono evitare le imbarcate come quelle prese dal Bologna? «Se vai sotto, devi restare equilibrat­o. Perché al minimo errore, il Napoli con la sua qualità può colpirti di nuovo in pochi secondi». È accaduto al Verona alla prima giornata, come accadde al Bologna dello scorso anno, freddato in tre passaggi dopo un corner a favore per lo 0-2.

Colomba Il segreto è stare in equilibrio Non bisogna disunirsi nemmeno se si va sotto di un gol perché al minimo errore il Napoli non perdona Il modello di Sarri non è imitabile, ha gli interpreti giusti per fare un calcio studiato e veloce

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