Io ho paura
Sono una ragazza poco più che ventenne, vivo tra Rimini, dove sono nata, e Bologna, dove studio. E ho paura. Ho deciso di scrivere queste righe dopo l’ennesimo articolo sulla violenza accaduta sulla spiaggia della mia città. Mi sono accorta di come tutti siano alla ricerca non solo degli aggressori, delle bestie, ma anche del dettaglio, che a quanto pare sembra fare la differenza nei casi di cronaca. Giustamente, senz’altro. Ma che altro c’è da sapere sulle due violenze consumate la notte del 26 agosto? Nulla che non sia la speranza che le vittime possano tornare a una vita normale. E vorrei ricordare che oltre ai turisti polacchi aggrediti c’è una trans peruviana picchiata, derubata e stuprata dal quel branco di esseri non definibili come umani e la cosa non è meno grave solo perché la vittima vive sulle strade. Ma non scrivo per fare polemiche, scrivo per dire che ho paura. Perché tutta questa storia dovrebbe far riflettere su argomenti sui quali nessuno mi sembra si sia soffermato. Rimini è la meta del divertimento estivo, ogni anno arrivano milioni di vacanzieri. E la notizia di queste violenze mi sembra abbia lasciato scioccati molti. Ma c’è davvero da stupirsi? No. Diciamolo, Rimini non è una città sicura. Nessuno ha intervistato qualche giovane, ma se gli fosse stato chiesto «Sei mai andato in spiaggia di notte?», per la stragrande maggioranza la risposta sarebbe stata «Ma sei matto?!?». Noi lo sappiamo, ma i turisti, qualcuno un po’ più sprovveduto, no. La tentazione di un bagno a mezzanotte o di una passeggiata romantica potrebbe prendere il sopravvento sui cartelli di divieto di accesso alle spiagge dall’una alle cinque. E, se posso permettermi, giustamente. Vi sembra normale non poter arrivare sulla battigia di notte perché il rischio è ciò che è successo alla coppia di turisti polacchi? A me sembra normale perché sono cresciuta in una società in cui siamo abituati ad aver paura. Ma riflettendoci, ascoltando i miei genitori che potevano permettersi cose che non devono essere vietate, non c’è niente che possa e debba essere vietato. Ciò che non deve succedere è quello che hanno fatto a quei due ragazzi. Ormai ci siamo posti nella condizione di restringere le nostre lecite libertà a vantaggio di libertà illecite, vietiamo cose che non vanno vietate e lasciamo che accadano cose che non devono accadere. Appena ho sentito la notizia dello stupro in spiaggia non nascondo di aver pensato: «Beh, certo che in spiaggia...». Poi ci ho riflettuto: in spiaggia non è normale che accadano certe cose, anche se per me in quel momento era scontato. Tutto questo perché io ho paura. Ho paura di passare per strade poco trafficate di sera, ho paura di raggiungere la macchina parcheggiata in centro, a volte ho paura perfino di uscire di casa. Nel mio quartiere si trova una mensa dei poveri dove gli ospiti non esitano a schernire chiunque passi (in particolare le donne) con appellativi offensivi, fischi, sputi e comportamenti intimidatori. In pieno giorno. Nonostante le segnalazioni, sia all’ordine religioso che gestisce l’opera sia alle altre istituzioni, nessuno ha raccolto le lamentele o effettuato controlli. Io ho paura. Due anni fa mi trovavo con due amiche in viale Principe Amedeo. Erano le due e stavamo tornando alla macchina. Siamo state accerchiate da due persone, nordafricani, che hanno tentato un approccio poco amichevole e, al nostro rifiuto, ci hanno seguito. Uno ha bloccato lo sportello posteriore mentre la mia amica tentava di chiuderlo, con la scusa di una sigaretta ha tentato di entrare in macchina. Fortunatamente ha desistito. Non so per quale motivo, ma ringrazio Dio che lo abbia fatto. Io ho paura a Rimini come a Bologna, dove una volta alle nove e un quarto di sera tre persone intente a consumare droga sono sbucate da un portico e hanno cominciato a urlare e tentato di seguirmi. Io ho paura non perché mi trovo in un luogo piuttosto che in un altro, ma perché sono una donna. E oggi le donne, molto, troppo spesso hanno paura. Forse non hanno mai smesso di averne, forse non smetteranno mai, ma cercheranno sempre di ottenere rispetto, in questo dannato mondo misogino ancora schiavo di ideologie medioevali, culturalmente sbagliate, che millanta una parità che non c’è mai stata e che fatica ancora a essere solo astrattamente accettata.