UNA VISIONE DI INSIEME
La sesta edizione di Farete, da oggi a domani alla Fiera di Bologna, è la prima organizzata da Confindustria Emilia, la nuova associazione imprenditoriale che riunisce oltre 3.200 imprese di Bologna, Ferrara e Modena (per quasi l’80% manifatturiere, danno lavoro a più di 170.000 addetti). La coincidenza dei due eventi (Farete e l’Assemblea generale di Confindustria Emilia) suggerisce due considerazioni. La prima: aver creato nel 2012 — come afferma il sito della manifestazione — «il luogo dove le imprese si incontrano, un’occasione concreta per sviluppare opportunità di business» si è rivelata una scelta azzeccata per un’economia aperta agli scambi internazionali qual è la nostra. L’Ice ha appena confermato che l’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia per export pro-capite (12.525 euro). A tale risultato le economie di Bologna, Ferrara e Modena danno un contributo rilevante: oltre 27 miliardi di export, pari al 48% di quello regionale. Simili performance sono frutto della vitalità dei territori. Secondo il Monitor dei distretti Emilia-Romagna di Intesa Sanpaolo, nel 2016 in regione fra i primi cinque distretti per export, quattro sono localizzati nel bolognese e modenese (quasi 7 miliardi di euro fra piastrelle di Sassuolo, macchine per imballaggio di Bologna, salumi del modenese, abbigliamento di Carpi); fra Bologna e Modena, inoltre, hanno sede i tre poli tecnologici emiliani (1,2 miliardi di euro di export fra Ict e biomedicale di Bologna e di Mirandola). Nel garantire tanta vitalità un ruolo di rilievo è giocato dalle «medie imprese industriali» censite da Mediobanca-Unioncamere: aziende solide e capaci di dare vita a filiere assai articolate. Nelle tre province in questione, le medie imprese sono 229, ossia il 46% di quelle totali dell’Emilia-Romagna.
Risultati così robusti spingono a una seconda considerazione: sulla strada di Farete è necessario proseguire. È significativo che partner già ne sia Legacoop Bologna, a dimostrazione che i diversi assetti proprietari non costituiscono recinti invalicabili se si gestisce l’impresa con un’ottica di medio-lungo periodo. Appare così un obiettivo ragionevole costruire una comunità di aziende via via più ampia e capace di presentarsi sui mercati — domestico e internazionale — con una visione d’insieme su ciò che oggi significhi fare impresa: formare capitale umano, sperimentare, innovare. E fare tutte queste azioni incessantemente, così da raccogliere la sfida di Industria 4.0.