Corriere di Bologna

Addio cardinale, un don Camillo fra troppi Pepponi

Amico di don Giussani e Ratzinger, alla guida di via Altabella per dodici anni Tra lotte in difesa della famiglia e tensioni col Comune. Sabato il lutto cittadino

- di Francesco Rosano

Èmorto Caffarra, un don Camillo più duro di quello del suo concittadi­no Guareschi.

«Esiste per noi cardinali il dovere grave di consigliar­e il Papa nel governo della Chiesa. È un dovere, e i doveri obbligano». Con queste parole, lo scorso gennaio, Carlo Caffarra spiegò il senso (e rivendicò la scelta) di scrivere insieme ad altri tre porporati una lettera a papa Francesco in cui i quattro cardinali elencavano i loro dubia sulla Amoris laetitia e sull’attuale governo della Chiesa. Basterebbe­ro quelle parole, le parole di un cardinale pronto a «discutere» anche col Papa, per capire di che tempra era fatto Caffarra: teologo rigoroso, pastore severo e netto, uomo e religioso che non amava i compromess­i.

Da tempo malato, scomparso improvvisa­mente ieri mattina, aveva compiuto 79 anni a giugno dopo aver guidato la Chiesa bolognese per quasi dodici anni: dal dicembre del 2003, quando Giovanni Paolo II lo volle come arcivescov­o di Bologna, fino all’ottobre del 2015. In quel dicembre di 14 anni fa Caffarra raccogliev­a un’eredità pesante e ingombrant­e, quella del cardinale Giacomo Biffi, di cui si dimostrò fin dall’inizio un degno successore. I problemi più alti di teologia e di dottrina, certo, ma anche le beghe quotidiane (e amministra­tive) in una regione dove, da sempre, governano i «rossi», i Pepponi. D’altronde Caffarra, nato nel 1938 a Busseto, condividev­a i natali con Giovannino Guareschi, che non a caso amava citare («Il più grande scrittore cattolico italiano del Ventesimo secolo»).

Terre verdiane, bassa parmense. Padre falegname e madre bracciante: «Mi diedero un’educazione fortemente cristiana in una terra rossa». E in mezzo a tanti Pepponi, Caffarra decise di diventare un Don Camillo più duro di quello immaginato dal suo concittadi­no. Non a caso il sindaco Virginio Merola, nell’esprimere ieri il cordoglio suo e della città, ha ricordato come «talvolta non condivides­simo lo stesso punto di vista, magari su temi generali o etici, ma sempre nel profondo rispetto dei rispettivi ruoli. Bologna ha avuto con Caffarra un grande arcivescov­o».

Entra in seminario ad appena 11 anni («Mi sono sempre visto sacerdote»), l’ordinazion­e arriva nel 1961, a 23 anni. Poi gli studi a Roma, il dottorato in Diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana (tesi sulla «finalità» del matrimonio) e il Diploma di specializz­azione in Teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsina. Il giovane Caffarra insegna Teologia morale al Nord: Parma e Fidenza, poi Milano. Dove conosce e diventa amico di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazion­e. Negli anni Settanta inizia ad approfondi­re i temi del matrimonio, della famiglia e della procreazio­ne: non li abbandoner­à mai più. Nel ’74 entra nella Commission­e Teologica Internazio­nale di Paolo VI, nel 1980 Giovanni Paolo II lo nomina esperto al Sinodo dei vescovi su matrimonio e famiglia. Un anno dopo gli assegna il mandato di fondare e presiedere il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi sul matrimonio e la famiglia. Nel 1983 è per un quinquenni­o consultore della Congregazi­one per la Dottrina della Fede guidata dall’allora prefetto (e futuro papa Benedetto XVI) Joseph Ratzinger. Negli anni successivi insegnerà in Germania, Spagna, Cile, Messico, arrivando fino all’Australia. Un teologo concreto, immerso nell’attualità: nel 1989 è tra i protagonis­ti della conferenza internazio­nale sull’Aids voluta dal Vaticano. Nel 1995 diventa vescovo di Ferrara e Comacchio: riceve l’ordinazion­e episcopale dal cardinale Biffi. Alla fine del 2003 Giovanni Paolo II lo sceglie come successore di Biffi, ritiratosi per limiti d’età, alla guida dell’arcidioces­i bolognese. Tre anni dopo riceve da Benedetto XVI la berretta cardinaliz­ia.

I suoi dodici anni alla guida della Chiesa bolognese hanno lasciato il segno. «Se sarò rigido? Sì, soprattutt­o sulla difesa della dignità dell’uomo», promise in un’intervista alla vigilia

Tra i Pepponi Amava Guareschi e ricordava di aver vissuto in una terra «rossa» Merola Talvolta non abbiamo condiviso lo stesso punto di vista, ma sempre nel profondo rispetto dei rispettivi ruoli

del suo insediamen­to nel febbraio 2004. Fu di parola. Nei primi mesi di arcivescov­ado criticò Umberto Eco per il suo relativism­o, attaccò «l’attitudine antistoric­a dei politici dell’Emilia-Romagna» per aver omesso nel preambolo dello Statuto regionale le radici cristiane della regione: «Si censurano diciotto secoli di storia». Le tensioni con l’allora sindaco Sergio Cofferati furono immediate. A partire dalla gestione degli sgomberi sul Lungoreno. «La Chiesa non è succursale di nessuno», rispose Caffarra al primo cittadino che aveva accusato la Chiesa di scarsa sensibilit­à dopo gli sgomberi. Non mollò la presa: «Spero che Cofferati incontri Gesù», disse a pochi giorni dal Natale del 2005. La sua guerra contro i Pacs, o qualsiasi forma di unione omosessual­e, fu inesorabil­e: «La coppia omosessual­e non può essere messa sullo stesso piano della famiglia». Innumerevo­li le sue battaglie contro l’Arcigay e la comunità lgbt bolognese, tra cui la messa riparatric­e contro la mostra blasfema sulla Madonna e la richiesta (esplicita) al Comune di non assegnare il Cassero all’Arcigay per «gli insulti abominevol­i e satanici a Cristo sulla croce» del 2015.

I suoi ritratti della città hanno scandito anni di tensione con le amministra­zioni di centrosini­stra. La Bologna «disgregata» del 2006, due anni dopo divenne la città «meno sazia e ancora disperata»: una definizion­e che riprendeva, in peggio, le parole del suo predecesso­re Biffi («sazia e disperata»). Da Cofferati a Merola, con le polemiche ancora sui diritti gay: «L’Europa sta morendo perché non c’è stata civiltà che sia sopravviss­uta alla nobilitazi­one dell’omosessual­ità». Ma le sue lotte furono anche sociali ed economiche: il fondo anticrisi del 2009, le battaglie al fianco degli operai e quella (legale) sull’eredità della Faac, i cui utili aiutano oggi progetti contro il disagio sociale. La politica, di ogni colore, ieri gli ha reso omaggio.

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 ?? Album ?? Il cardinale Carlo Caffarra alla sua ultima uscita ufficiale come arcivescov­o di Bologna: era l’8 dicembre 2015
Album Il cardinale Carlo Caffarra alla sua ultima uscita ufficiale come arcivescov­o di Bologna: era l’8 dicembre 2015
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Carlo Caffarra alla prima conferenza del Vaticano sull’Aids nel 1989
La nomina a cardinale nel marzo del 2006 durante il primo concistoro di papa Benedetto XVI
L’incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Bologna nel...
Istantanee Carlo Caffarra alla prima conferenza del Vaticano sull’Aids nel 1989 La nomina a cardinale nel marzo del 2006 durante il primo concistoro di papa Benedetto XVI L’incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Bologna nel...
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