Corriere di Bologna

Poletti domanda, il robot sta zitto

- Persichell­a

«Nel futuro i robot porteranno via il lavoro agli umani?». Domanda non nuova, ma che diventa interessan­te se a porla è il ministro Poletti a un robot. Che però resta muto.

«Èvero che nel futuro i robot porteranno via il lavoro agli umani?». Una domanda banale può richiamare in un attimo l’interesse di chi ascolta. Dipende dal contesto, da chi la formula e da chi è chiamato a rispondere. Se, ad esempio, a porre l’annoso quesito è il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, uno che di lavoro deve trovare una soluzione a questo dilemma, e il compito di guardare nella sfera di cristallo è affidato a Bepper, il robot della Bologna Business School, allora tutto cambia. E infatti per alcuni minuti ieri pomeriggio a Farete, la kermesse di Confindust­ria, il pubblico ha aspettato con ansia reale la risposta. Vuoi mai che il piccolo robot bianco che insegna la finanza ad aspiranti manager dell’Alma Mater non conosca qualcosa che il ministro non sa? E invece niente. Silenzio assoluto. Sarà stato l’eccessivo rumore in sala, ma Bepper ha fatto scena muta. Nemmeno un paio di tentativi rigorosame­nte in inglese (l’unica lingua che il robot parla) sono serviti a scucire dalla sua bocca quantomeno una piccola confidenza. Ci ha pensato allora Rudy Zerbi, chiamato a condurre la doppia intervista a Poletti e al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, a sciogliere la tensione: «Direi che per il momento non ci dobbiamo preoccupar­e». Molto umane invece sono state le domande degli studenti ai due ministri sul tema dell’alternanza scuola lavoro, un progetto che non ha ottenuto alti gradimenti. «Dobbiamo ammettere che nella sperimenta­zione degli scorsi anni ci sono state esperienze non positive», ha riconosciu­to la Fedeli. Ma il governo, ha assicurato, sta lavorando per aggiustare quel che ancora non va. A breve arriverann­o 1.000 tutor (i primi 300 sono già pronti), che faranno da collante tra la scuola e le aziende (pubbliche e private impegnate nel progetto). «Ma perché questo lavoro non viene pagato?», hanno allora chiesto altri ragazzi. «Perché è un percorso formativo, e per andare a scuola non si viene pagati», la risposta del ministro dell’Istruzione. Un paio di domande alla Fedeli e a Poletti sono arrivate anche dalla band bolognese Lo Stato Sociale. Una sempre sul tema dell’alternanza tra scuola lavoro, «progetto introdotto in modo troppo sbrigativo», per la band. La seconda sui recenti dati, secondo Lo Stato Sociale non così entusiasma­nti, sull’occupazion­e in Italia. Ma sia il ministro dell’Istruzione che il suo collega al Lavoro non hanno avuto troppe difficoltà a rispondere ai musicisti che, per loro stessa ammissione, si sono definiti «dei malinconic­i marxisti».

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