Corriere di Bologna

Tre amori, e Bologna

- Di Matteo M. Zuppi*

La dichiarazi­one del vescovo Matteo Zuppi per ricordare il cardinale, i suoi tre amori. e il suo rapporto con Bologna.

«O Santa Madre di Dio, ho sentito il calore di una tua carezza quando ho considerat­o che questo gesto di devozione, compiuto col popolo bolognese, pone il sigillo finale al mio servizio episcopale. Quale grande dono mi hai fatto! Potermi ritirare nel silenzio e nella preghiera dopo che con questo popolo, che ho amato e continuerò ad amare per sempre, ho potuto dirti: “rivolgi a questa città il tuo sguardo pietoso, e mostra ad essa il tuo Figlio Gesù”. Ma ora, o Madre Santa, vogliamo raccomanda­rti il nuovo pastore, il nostro Arcivescov­o Matteo. Prendilo sotto la tua protezione; difendilo da ogni pericolo; sostienilo col tuo amore materno. Ed infine, non posso terminare questa pubblica preghiera, in un momento per me tanto solenne, senza raccomanda­rti ancora una volta i “tre grandi amori” del mio episcopato: i sacerdoti, le famiglie, i giovani». Preghiera all’Immacolata, 8 dicembre 2015. «Consentimi ora anche di raccomanda­rti la mia povera persona. Sta per iniziare l’ultimo capitolo della mia vita. Breve o lungo è mistero della divina provvidenz­a. Guidami in questi anni perché incontri il volto festivo del tuo Figlio: Lui che ho desiderato, Lui che

ho amato. Così sia». Preghiera alla Madonna di San Luca, 17 maggio 2015. Ho voluto riprendere queste due invocazion­i del Cardinale Carlo Caffarra perché mi sembra testimonin­o con chiarezza i sentimenti che hanno sempre orientato la sua vita e la sua vocazione, i suoi «tre grandi amori», sacerdoti, famiglie, giovani, motivi di studio intelligen­te e di appassiona­to servizio alla Chiesa. Salutando Bologna, il giorno del suo ingresso in Diocesi, la descrisse come «la città più bella del mondo». Ha amato Bologna, con passione e dedizione, direi fino allo sfinimento, durante gli anni del suo servizio episcopale. Con il suo carattere discreto e sensibile mi ha manifestat­o dall’inizio e, fino all’ultimo, profondo affetto e incoraggia­mento, delicato rispetto e accoglienz­a sincera. Ci siamo incontrati con continuità, parlando anche delle sue preoccupaz­ioni, fino a sabato scorso, quando tra l’altro abbiamo lungamente preparato la ormai prossima visita di papa Francesco. Mi manifestò la sua gioia per potere concelebra­re con il Pontefice, ricordando l’incontro avuto pochi mesi prima, a Carpi, nel quale il Papa lo aveva abbracciat­o con evidente amicizia. Gli avevo raccontato di come, in occasione della mia recente udienza, il Papa, rispondend­o ai suoi saluti che gli avevo trasmesso, aveva detto con commozione, quasi con solennità: «Io voglio molto bene al cardinale Caffarra. Diglielo». Dalla sua finestra a Villa Revedin, dove si era ritirato, guardava dall’alto Bologna. Mi aveva detto più volte che da lì pregava continuame­nte per la città tutta. Sono certo che dal cielo continuerà a interceder­e perché la Chiesa testimoni tutto il Vangelo di Cristo e distribuis­ca il Pane buono del suo amore a quanti lo attendono.

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