Corriere di Bologna

«Un uomo dolce, un’anima perfetta Però sulla dottrina era inflessibi­le»

- Pierpaolo Velonà © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Giuliano Ferrara, fondatore de Il Foglio, il suo giornale ha dedicato a Caffarra ampi ritratti e lunghe interviste, fino alle ultime, in cui l’arcivescov­o emerito criticava la «confusione» della Chiesa di Bergoglio. Che ricordo le ha lasciato?

«Era un uomo di estrema dolcezza. Aveva un volto tondo a cui corrispond­eva un’anima, per quanto umanamente possibile, perfetta. Sembrava un medaglione di Pio IX con un elemento sanguigno, alla Guareschi. Sono molto triste: la Chiesa perde un dottrinari­o sublime e di grande fede».

Quando è scoccata la scintilla tra Il Foglio e Caffarra?

«Tutto è iniziato dalla mia devozione per Biffi, il predecesso­re di Caffarra. Quando lanciai la mia campagna contro l’aborto, Caffarra mi fu vicino con lettere personali sincere e calorose. Ma all’epoca volevo che la mia campagna fosse laica, non mendicavo l’alleanza con la Chiesa». Da lì nacque un’amicizia? «Ci incontrava­mo spesso in arcivescov­ado. L’ultima volta sono andato a trovarlo in seminario, a luglio, sembrava stare bene». Cosa vi siete detti? «Di solito non parlo di incontri privati. Posso dire che era molto preoccupat­o della situazione del mondo cristiano e cattolico. Ma senza angoscia, con quel suo stile che era un incrocio tra un dogmatico dell’Ottocento e uomo del secolo scorso, moderno. Accennò alla missione dei Gesuiti che è sempre stata l’efficacia storica dell’annuncio cristiano».

Parla del gesuita Bergoglio...

«Per i gesuiti questo impegno ha sempre avuto un risvolto missionari­o edificante: la Chiesa che esce dai suoi confini. Ma c’è una ricaduta negativa: la Chiesa che rischia di smarrire la dottrina».

Caffarra ha espresso molti dubbi sulle aperture di Bergoglio ai divorziati...

«Ha detto a Bergoglio che i suoi testi sulla famiglia non sono chiari e per questo la Chiesa è in confusione. Era capace di portare in pubblico la

riflession­e dottrinari­a con passione e obbedienza». Un’obbedienza compatibil­e con le critiche?

«Lui obbediva al dovere imposto ai cardinali di esprimersi sulla tenuta dottrinari­a». Quale suo messaggio rimarrà?

«Sono legato a una sua affermazio­ne. Diceva che l’uomo è libero e il Signore non gli butta dietro il perdono. L’infinita misericord­ia di Dio si deve sposare con la libertà».

Zuppi, il successore di Caffarra, è visto come un interprete del nuovo corso bergoglian­o. Lo conosce?

«Non ho con lui un contatto profondo, ma è giovane e operoso. Ho letto un suo intervento in cui tenta di sorreggere il nuovo corso con intelligen­za».

Mi fu vicino con lettere personali sincere Diceva che l’uomo è libero e il Signore non gli butta dietro il perdono

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