«Un uomo dolce, un’anima perfetta Però sulla dottrina era inflessibile»
Giuliano Ferrara, fondatore de Il Foglio, il suo giornale ha dedicato a Caffarra ampi ritratti e lunghe interviste, fino alle ultime, in cui l’arcivescovo emerito criticava la «confusione» della Chiesa di Bergoglio. Che ricordo le ha lasciato?
«Era un uomo di estrema dolcezza. Aveva un volto tondo a cui corrispondeva un’anima, per quanto umanamente possibile, perfetta. Sembrava un medaglione di Pio IX con un elemento sanguigno, alla Guareschi. Sono molto triste: la Chiesa perde un dottrinario sublime e di grande fede».
Quando è scoccata la scintilla tra Il Foglio e Caffarra?
«Tutto è iniziato dalla mia devozione per Biffi, il predecessore di Caffarra. Quando lanciai la mia campagna contro l’aborto, Caffarra mi fu vicino con lettere personali sincere e calorose. Ma all’epoca volevo che la mia campagna fosse laica, non mendicavo l’alleanza con la Chiesa». Da lì nacque un’amicizia? «Ci incontravamo spesso in arcivescovado. L’ultima volta sono andato a trovarlo in seminario, a luglio, sembrava stare bene». Cosa vi siete detti? «Di solito non parlo di incontri privati. Posso dire che era molto preoccupato della situazione del mondo cristiano e cattolico. Ma senza angoscia, con quel suo stile che era un incrocio tra un dogmatico dell’Ottocento e uomo del secolo scorso, moderno. Accennò alla missione dei Gesuiti che è sempre stata l’efficacia storica dell’annuncio cristiano».
Parla del gesuita Bergoglio...
«Per i gesuiti questo impegno ha sempre avuto un risvolto missionario edificante: la Chiesa che esce dai suoi confini. Ma c’è una ricaduta negativa: la Chiesa che rischia di smarrire la dottrina».
Caffarra ha espresso molti dubbi sulle aperture di Bergoglio ai divorziati...
«Ha detto a Bergoglio che i suoi testi sulla famiglia non sono chiari e per questo la Chiesa è in confusione. Era capace di portare in pubblico la
riflessione dottrinaria con passione e obbedienza». Un’obbedienza compatibile con le critiche?
«Lui obbediva al dovere imposto ai cardinali di esprimersi sulla tenuta dottrinaria». Quale suo messaggio rimarrà?
«Sono legato a una sua affermazione. Diceva che l’uomo è libero e il Signore non gli butta dietro il perdono. L’infinita misericordia di Dio si deve sposare con la libertà».
Zuppi, il successore di Caffarra, è visto come un interprete del nuovo corso bergogliano. Lo conosce?
«Non ho con lui un contatto profondo, ma è giovane e operoso. Ho letto un suo intervento in cui tenta di sorreggere il nuovo corso con intelligenza».
Mi fu vicino con lettere personali sincere Diceva che l’uomo è libero e il Signore non gli butta dietro il perdono