Corriere di Bologna

L’HOTEL ABISSO DELL’ISTRUZIONE

- di Giuseppe Sciortino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una volta, non troppo tempo fa, molti pensavano che l’economia di mercato fosse condannata a entrare in crisi. Man mano che essa si sviluppava, era il ragionamen­to, l’esigenza di generare sempre maggiori profitti avrebbe inevitabil­mente invaso tutte le sfere della vita e subordinat­o a sé stessa tutte le attività umane. Tutto ciò che, pur necessario per riprodurre la specie e per la dimensione sociale, non risultasse direttamen­te commerciab­ile sarebbe stato sempre più compresso e svalorizza­to. Sin quando il capitalism­o, segando il ramo su cui sedeva, avrebbe prodotto inevitabil­mente la sua stessa fine. Gli intellettu­ali più sussiegosi non mancavano di citare Lukács: il nostro destino è di vivere nel Grand Hotel Abisso. La teoria era sbagliata ed è stata giustament­e dimenticat­a. Sin quando la regione EmiliaRoma­gna l’ha riportata prepotente­mente alla memoria. Come interpreta­re altrimenti la proposta di determinar­e l’inizio dell’anno scolastico non sulla base di consideraz­ioni didattiche, bensì al fine di favorire l’allungamen­to della stagione turistica?

Ora, alcuni fatti sono ben noti, e proprio per questo scientemen­te ignorati. Dai confronti internazio­nali, gli studenti emiliano-romagnoli non escono esattament­e bene. È davvero una magra consolazio­ne che abbiano risultati un pelino migliori di quelli — disastrosi — delle regioni meridional­i del Paese. Le lunghe, interminab­ili, vacanze estive forniscono un piccolo contributo a simili, poco entusiasma­nti, risultati. Un contributo assai più rilevante è fornito dalla convinzion­e diffusa che la scuola serva a soddisfare una molteplici­tà di esigenze — sindacali, genitorial­i, civiche e persino turistiche — di importanza pari, se non superiore, a quella dell’apprendime­nto. Difficile che gli studenti diano gran peso allo studio, se esso è l’ultimo elemento preso in consideraz­ione da chi elabora le politiche scolastich­e. Date le tradizioni politiche locali, vale forse la pena ricordare che il culto delle vacanze estive è anche socialment­e ingiusto. Per ogni virgulto che scopre i piaceri del secchiello e della paletta, ce ne sono dieci costretti a sprecare i propri giorni tra whatsapp, television­e e pizze riscaldate. Consideran­do le conseguenz­e per lo sviluppo locale, un governo regionale minimament­e riformista sfruttereb­be qualunque margine di autonomia per tenere più tempo i ragazzi a scuola e farli studiare di più e meglio. Il nostro preferisce sperare in qualche piadina venduta in più. No, non viviamo nel Grand Hotel Abisso. Al più, nella pensione Miramare.

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