L’HOTEL ABISSO DELL’ISTRUZIONE
Una volta, non troppo tempo fa, molti pensavano che l’economia di mercato fosse condannata a entrare in crisi. Man mano che essa si sviluppava, era il ragionamento, l’esigenza di generare sempre maggiori profitti avrebbe inevitabilmente invaso tutte le sfere della vita e subordinato a sé stessa tutte le attività umane. Tutto ciò che, pur necessario per riprodurre la specie e per la dimensione sociale, non risultasse direttamente commerciabile sarebbe stato sempre più compresso e svalorizzato. Sin quando il capitalismo, segando il ramo su cui sedeva, avrebbe prodotto inevitabilmente la sua stessa fine. Gli intellettuali più sussiegosi non mancavano di citare Lukács: il nostro destino è di vivere nel Grand Hotel Abisso. La teoria era sbagliata ed è stata giustamente dimenticata. Sin quando la regione EmiliaRomagna l’ha riportata prepotentemente alla memoria. Come interpretare altrimenti la proposta di determinare l’inizio dell’anno scolastico non sulla base di considerazioni didattiche, bensì al fine di favorire l’allungamento della stagione turistica?
Ora, alcuni fatti sono ben noti, e proprio per questo scientemente ignorati. Dai confronti internazionali, gli studenti emiliano-romagnoli non escono esattamente bene. È davvero una magra consolazione che abbiano risultati un pelino migliori di quelli — disastrosi — delle regioni meridionali del Paese. Le lunghe, interminabili, vacanze estive forniscono un piccolo contributo a simili, poco entusiasmanti, risultati. Un contributo assai più rilevante è fornito dalla convinzione diffusa che la scuola serva a soddisfare una molteplicità di esigenze — sindacali, genitoriali, civiche e persino turistiche — di importanza pari, se non superiore, a quella dell’apprendimento. Difficile che gli studenti diano gran peso allo studio, se esso è l’ultimo elemento preso in considerazione da chi elabora le politiche scolastiche. Date le tradizioni politiche locali, vale forse la pena ricordare che il culto delle vacanze estive è anche socialmente ingiusto. Per ogni virgulto che scopre i piaceri del secchiello e della paletta, ce ne sono dieci costretti a sprecare i propri giorni tra whatsapp, televisione e pizze riscaldate. Considerando le conseguenze per lo sviluppo locale, un governo regionale minimamente riformista sfrutterebbe qualunque margine di autonomia per tenere più tempo i ragazzi a scuola e farli studiare di più e meglio. Il nostro preferisce sperare in qualche piadina venduta in più. No, non viviamo nel Grand Hotel Abisso. Al più, nella pensione Miramare.