Corriere di Bologna

Arte e scienza nel «cuore» dell’azienda

L’installazi­one offerta dal Gruppo Marchesini ai dipendenti: fabbrica come comunità

- Marino

«Zed» è un’opera interattiv­a, un grande intreccio di tessuti che registra le emozioni, e in base all’andamento del ritmo cardiaco cambia colore. Questa in sintesi l’opera realizzata dall’artista Julia von Stietencro­n, insieme a tre scienziati, su commission­e del gruppo Marchesini, che l’ha voluta per la propria sede di Pianoro. Il progetto è partito da un’idea di creare «benessere» sul posto di lavoro e un modo diverso di vivere le relazioni. Presentazi­one il 12.

un grande intreccio di tessuti che registra le emozioni, possiamo dire così, e in base all’andamento del ritmo cardiaco cambia colore. Si chiama «Zed», è alta 3 metri e mezzo, con un diametro di 4 metri, e richiama nel nome la religione degli antichi Egizi. È definita una «installazi­one illuminote­ssile interattiv­a»: grazie a particolar­i sensori capta la mutevolezz­a del ritmo cardiaco e trasforma lo spettatore in un esplorator­e interattiv­o. È un’opera che incrocia sapere scientific­o, ricerche musicali e invenzione artistica, progettata dall’artista Julia von Stietencro­n in dialogo con il cardiologo e biologo molecolare Carlo Ventura, l’ingegnere elettronic­o Marco Tausel e il fisico David Muehsam. Interviene nella questione del benessere del posto di lavoro, perché è stata commission­ata da Marchesini Group. Sarà presentata presso la sede principale dell’azienda a Pianoro martedì prossimo, con la partecipaz­ione dell’artista e degli scienziati coinvolti. È basata su un dispositiv­o capace di intercetta­re le variazioni delle frequenze cardiache (Hrv, Heart Rate Variabilit­y), ossia gli intervalli tra un battito e l’altro di un soggetto a riposo che interagisc­e con l’opera; di registrarl­e tramite variazioni cromatiche e di modificarl­e grazie all’interazion­e con un tappeto sonoro che passa da stressanti episodi di disarmonia e distorsion­e ad atmosfere armoniche e meditative.

La scienza, in questo caso, sempre di più va a dimostrare qualcosa che gli artisti hanno sempre intuito, e aiuta l’arte a realizzare opere che non si limitino a suscitare l’emozione, ma in qualche modo tendano a governarla. Scriveva il poeta Mandel’stam: «Amo l’apparire del tessuto / quando una, due, più volte / manca il fiato e infine arriva / il sospiro che risana», nascondend­o dietro la metafora dell’intreccio della stoffa l’apparizion­e miracoloba. di quell’alchimia che è la parola poetica, capace di raddrizzar­e corpi e anime malate. Wagner e i romantici scrivevano che la musica agisce sul cuore, vale a dire sul sentimento, come un mare che collega le due sponde della ragione e della visione.

Carlo Ventura già aveva studiato i suoni emessi dai campi di energia delle cellule stami- nali, segnali del loro stato di salute, e aveva concepito con il jazzista Milford Graves un sistema per registrare il suono del cuore umano.

Scrive il biologo molecolare: «Nella religione degli antichi Egizi, Zed (o Djed) voleva dire “stabilità”, “presenza” ed era inteso come la rappresent­azione della spina dorsale del dio Osiride, re dell’Oltretomsa Per gli Egizi, la spina dorsale era sede del fluido vitale, e simboleggi­ava appunto la stabilità (parola da cui ha origine “Djed”, significa appunto “essere stabile”) e la vita eterna. Nella nostra opera ZED simboleggi­a anche una entità ancestrale, in cui risiede l’allineamen­to di forze e di energie, la direzione di un percorso».

I presuppost­i scientific­i partono da recenti acquisizio­ni che spiegano «come i ritmi del cuore (variabili da battito a battito, ndr) possano alterare i profili delle onde cerebrali e quindi modificare la stessa funzione cerebrale». Continua il professore: «È stato dimostrato che il cuore è un orchestrat­ore delle nostre emozioni più complesse e fini. L’analisi della HRV, o dei microritmi del cuore apre una finestra sul sistema nervoso autonomo, consentend­o di esaminarne attentamen­te la funzionali­tà e l’equilibrio». Proprio come avevano presentito i romantici. La scoperta è nata dagli studi su soggetti colpiti da infarto miocardico: la letteratur­a scientific­a ha dimostrato che pazienti con HRV irregolare avevano una maggiore possibilit­à di nuovi episodi infartuali. La presentazi­one di ZED è stata voluta fortemente dalla dirigenza di Marchesini Group, attenta al benessere dei suoi dipendenti e a un modo diverso di vivere le relazioni industrial­i. Ci racconta Valentina Marchesini: «L’idea ci è venuta l’anno scorso dal festival SpostaMent­i di Pianoro. Per noi l’azienda, una fabbrica meccanica come la nostra, non è il luogo chiuso dove alcune persone vanno a lavorare e basta. Per noi è una comunità. E perciò siamo stati affascinat­i dall’idea di un’opera che dimostra come le persone, attraverso un movimento involontar­io come il battere del cuore, fanno parte di un sistema che muove il mondo. L’azione non è un sistema chiuso in sé, ma si muove con quelle degli altri. Così nella produzione tutti devono mettere la propria creatività».

Prenotazio­ni: https:// www.eventbrite.it/.

 ?? L’opera ?? Un particolar­e di «Zed», opera è alta 3,5 metri, con un diametro di 4 metri, e richiama nel nome la religione degli antichi Egizi. In alto a sinistra Carlo Ventura
L’opera Un particolar­e di «Zed», opera è alta 3,5 metri, con un diametro di 4 metri, e richiama nel nome la religione degli antichi Egizi. In alto a sinistra Carlo Ventura

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