«Mi diceva “le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono”»
Don Giovanni Nicolini, parroco della Dozza, dossettiano, amico di Flavia e Romano Prodi, rappresenta a Bologna una Chiesa che non sempre si è riconosciuta nel ministero di Carlo Caffarra: una Chiesa che sui temi della famiglia, del divorzio, dei diritti dei gay e dell’accostamento ai sacramenti dei divorziati risposati ha avuto posizioni «aperturiste» opposte a quelle dell’arcivescovo emerito appena scomparso.
Don Nicolini, che ricordo ha di Caffarra?
«Era una persona di enorme bontà, capace di mostrare vicinanza e solidarietà, anche in alcuni passaggi delle nostre vite in cui le vedute non sono state coincidenti».
L’immagine pubblica di Caffarra è stata quella di un conservatore intransigente. Condivide questa lettura?
«In realtà Caffarra ci invitava spesso a considerare che le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono. Credo sia stato capace di tenere unita la nostra realtà ecclesiale pure nella diversità delle impostazioni. Il mio rapporto con lui è stato segnato da questa fedeltà e confermato da moltissime testimonianze di persone di condizione umile, emarginata, che hanno avuto da lui un segno di attenzione, di affetto, di solidarietà».
Sui temi della famiglia, del divorzio e dei diritti della comunità lgbt siete stati spesso su fronti contrapposti?
«Ho sempre visto in Caffarra una tensione a rendermi partecipe. Ci teneva a sapere cosa pensassi, quale fosse la mia opinione. Non ha mai criticato il mio impegno civile. Sapeva essere affettuoso. Mi diceva: “Stai attento, hai troppi impegni, non ti stancare troppo”. Non abbiamo mai avuto un rapporto conflittuale».
Ricorda un episodio significativo? «Una volta un giornale riportò un mio pensiero, contrapposto al suo, sulla situazione delle famiglie oggi. Caffarra mi chiese di andare a trovarlo. Ci incontrammo a Villa Revedin e rileggendo insieme quell’articolo, concludemmo che in realtà non la pensavamo poi in maniera così distante, ma che entrambi eravamo stati “interpretati” con qualche forzatura».
Negli ultimi tempi, Caffarra ha sollevato alcuni dubbi sulle aperture di Bergoglio ai divorziati. Osservazioni che lei non ha condiviso...
«È vero, non ho condiviso quei dubbi. Ma devo confessare che neanch’io mi sarei mai aspettato che un Papa potesse esprimere aperture del genere sui divorziati. La novità di Bergoglio rappresenta una meraviglia per la Chiesa e anche per me è stata una grande sorpresa. Era inevitabile che una persona con gli studi e l’impostazione culturale di Caffarra esprimesse quelle osservazioni, ma è anche giusto che di tutto questo si parli apertamente nella Chiesa. Le adesioni superficiali al nuovo corso non servono».
Non sempre le nostre vedute sono state coincidenti Non ho condiviso i suoi dubbi sulle aperture di Bergoglio, ma è giusto che nella Chiesa si parli senza adesioni di facciata