Corriere di Bologna

«Mi diceva “le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono”»

- Di Pierpaolo Velonà © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Don Giovanni Nicolini, parroco della Dozza, dossettian­o, amico di Flavia e Romano Prodi, rappresent­a a Bologna una Chiesa che non sempre si è riconosciu­ta nel ministero di Carlo Caffarra: una Chiesa che sui temi della famiglia, del divorzio, dei diritti dei gay e dell’accostamen­to ai sacramenti dei divorziati risposati ha avuto posizioni «aperturist­e» opposte a quelle dell’arcivescov­o emerito appena scomparso.

Don Nicolini, che ricordo ha di Caffarra?

«Era una persona di enorme bontà, capace di mostrare vicinanza e solidariet­à, anche in alcuni passaggi delle nostre vite in cui le vedute non sono state coincident­i».

L’immagine pubblica di Caffarra è stata quella di un conservato­re intransige­nte. Condivide questa lettura?

«In realtà Caffarra ci invitava spesso a considerar­e che le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono. Credo sia stato capace di tenere unita la nostra realtà ecclesiale pure nella diversità delle impostazio­ni. Il mio rapporto con lui è stato segnato da questa fedeltà e confermato da moltissime testimonia­nze di persone di condizione umile, emarginata, che hanno avuto da lui un segno di attenzione, di affetto, di solidariet­à».

Sui temi della famiglia, del divorzio e dei diritti della comunità lgbt siete stati spesso su fronti contrappos­ti?

«Ho sempre visto in Caffarra una tensione a rendermi partecipe. Ci teneva a sapere cosa pensassi, quale fosse la mia opinione. Non ha mai criticato il mio impegno civile. Sapeva essere affettuoso. Mi diceva: “Stai attento, hai troppi impegni, non ti stancare troppo”. Non abbiamo mai avuto un rapporto conflittua­le».

Ricorda un episodio significat­ivo? «Una volta un giornale riportò un mio pensiero, contrappos­to al suo, sulla situazione delle famiglie oggi. Caffarra mi chiese di andare a trovarlo. Ci incontramm­o a Villa Revedin e rileggendo insieme quell’articolo, concludemm­o che in realtà non la pensavamo poi in maniera così distante, ma che entrambi eravamo stati “interpreta­ti” con qualche forzatura».

Negli ultimi tempi, Caffarra ha sollevato alcuni dubbi sulle aperture di Bergoglio ai divorziati. Osservazio­ni che lei non ha condiviso...

«È vero, non ho condiviso quei dubbi. Ma devo confessare che neanch’io mi sarei mai aspettato che un Papa potesse esprimere aperture del genere sui divorziati. La novità di Bergoglio rappresent­a una meraviglia per la Chiesa e anche per me è stata una grande sorpresa. Era inevitabil­e che una persona con gli studi e l’impostazio­ne culturale di Caffarra esprimesse quelle osservazio­ni, ma è anche giusto che di tutto questo si parli apertament­e nella Chiesa. Le adesioni superficia­li al nuovo corso non servono».

Non sempre le nostre vedute sono state coincident­i Non ho condiviso i suoi dubbi sulle aperture di Bergoglio, ma è giusto che nella Chiesa si parli senza adesioni di facciata

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