Ronzano apre ai migranti: un regalo al Papa
L’eremo ospiterà una trentina di richiedenti asilo. Frate Benito Fusco: «Un progetto di almeno tre anni»
All’eremo di Ronzano verranno presto accolti una trentina di richiedenti asilo. La struttura, di proprietà dell’ordine dei frati Servi di Maria, è stata messa a disposizione dell’accoglienza in città per un Cas, una struttura di accoglienza straordinaria, sui colli di Bologna. Portavoce entusiasta della decisione è fra Benito Fusco, che ha affidato alla Rete la sua soddisfazione per una scelta simile: «Finalmente — ha scritto su Facebook — faremo un bel regalo, quando giungerà a Bologna, a papa Francesco e a noi stessi: con un impegnativo progetto d’accoglienza e formazione di almeno tre anni e con un team cooperativo di Diocesi, Caritas e frati Servi di Maria, ospiteremo e accoglieremo tra i venti e i trenta profughi all’eremo di Ronzano».
Un progetto che dovrà prendere forma nelle prossime settimane. In queste ore sarà comunicata la disponibilità della struttura alla Prefettura e, proprio alle direttive di Palazzo Caprara, i frati si affideranno anche per comprendere meglio come avviare concretamente l’accoglienza e decidere decisione unanime del Consiglio provinciale, è stata assunta ieri (martedì, ndr), memoria di santa Teresa di Calcutta. Lasciatemi essere felice». Ha le idee chiare fra Benito, ex di Lotta Continua e tra i protagonisti del ‘77 bolognese, negli anni Ottanta anche assessore del Psi a Casalecchio di Reno. È stato l’unico sacerdote bolognese a firmare l’appello della libertà sul fine-vita nei giorni del caso Englaro e, nel 2013, si schierò a favore dell’abolizione dei finanziamenti alle scuole materne paritarie. Posizioni che fecero discutere i vertici ecclesiastici della città.
Domani, invece, sarà al corteo organizzato per la riapertura di Làbas. «Manifesterò anche io — spiega — il nostro progetto è anche una risposta preventiva agli sgomberi violenti che ci sono stati ultimamente in città come per Làbas e Crash. I ragazzi di Làbas in questi anni hanno dato risposte a un’esigenza, da lì sono passati e sono stati accolti ragazzi che conosco. Uno sgombero non può essere la soluzione dove c’è stata un’ingiustizia istituzionale e sociale». L’eremo di Ronzano assieme ad Arcidiocesi e Caritas risponde così con un tassello in più alla questione dell’accoglienza. Questione su cui, in più occasioni, l’arcivescovo Matteo Zuppi ha rivolto alle proprie chiese e ai propri parroci un monito: «Accogliere di più». Sotto le Due Torri su 200 parrocchie sono 54 quelle che da gennaio 2016 fino ad oggi hanno accolto ragazzi dai 19 ai 30 anni, usciti da percorsi di seconda accoglienza con un foglio di protezione internazionale in tasca. Una percentuale (27%) in netta crescita rispetto all’anno scorso, quando per la prima volta l’arcivescovo bacchettò le comunità locali: solo 9 parrocchie aprirono le proprie porte ai profughi.