Dirigenti senza laurea, Mezzetti difende la moglie «Porto il M5S in tribunale»
L’assessore regionale contrattacca dopo il caso sollevato dai grillini
L’esposto presentato dai Cinque Stelle alla Corte dei Conti sui dipendenti non laureati inquadrati dalla Regione come categoria D farà il suo corso nelle prossime settimane. Ma intanto, il caso sollevato dalla consigliera regionale del M5S Silvia Piccinini, ha già scatenato una polemica molto dura tra l’assessore alla Cultura Massimo Mezzetti e la consigliera grillina. Una diatriba che, stando a quanto afferma l’assessore, rischia ora di avere un seguito in tribunale.
Tra i 25 contratti di semplici diplomati inquadrati come D in questa legislatura (altri 56 risalgono allo scorso mandato) c’è infatti quello della moglie di Mezzetti, Arianna Barbieri, che lavora nella segreteria del governatore Stefano Bonaccini con stipendio da 43.000 euro lordi annui. Un ruolo «di responsabilità», secondo i grillini, che solo un laureato dovrebbe potere ricoprire. Presentando il suo esposto, Piccinini ha citato esplicitamente il nome della Barbieri in una nota, assieme a quello di Fabio Querci, responsabile delle Feste dell’Unità provinciali assunto (e dimessosi dopo 13 giorni) dall’assessore regionale Ai Trasporti raffaele Donini.
Mezzetti ha affrontato l’argomento su Facebook, rispondendo duramente a un «contatto» che lo incalzava sulla presunta irregolarità nell’inquadramento contrattuale della moglie. «La consigliera del Movimento 5 stelle che ha fatto l’esposto ha per l’ennesima volta perso l’occasione di evitare una brutta figura — ha scritto Mezzetti — ma questa volta ne risponderà al momento e nei luoghi opportuni pagandone le conseguenze penali ed economiche». E poi: «Neppure questa volta si è smentita la consuetudine ad usare l’arma del fango che trova sempre qualcuno pronto a raccogliere — prosegue il post dell’assessore — Mia moglie ha un nome e cognome e ha una sua professionalità (da una Consigliera donna mi sarei aspettato più attenzione e sensibilità nell’uso dispregiativo della parentela che squalifica la persona in sé) data da molto tempo prima che noi ci conoscessimo: lavorava in assemblea legislativa dal 2006 e ricopre un incarico che richiede competenze e disponibilità h24 con relativo uso di cellulare personale, con costi a suo carico per mansioni che sono invece lavorative».
E infine: «La cifra riportata dalla consigliera 5 Stelle è lorda — spiega Mezzetti — e corrisponde a molto meno della metà di quella di un dirigente. Infatti la categoria D, non sta per Dirigente e questo la consigliera dovrebbe saperlo. Dunque c’è malafede o ignoranza, delle due l’una. In entrambi i casi il suffisso D potrebbe calzare per altri più appropriati epiteti». Secondo la Piccinini, «solo nell’ultima legislatura i 25 dipendenti senza laurea sono costati quasi un milione di euro: cifra che sarebbe stata inferiore se ognuno di loro avesse avuto l’inquadramento legittimo: ovvero la categoria C», a cui si accede con il solo diploma. Per l’assessore regionale al Bilancio Emma Petitti nei contratti in questione non c’è «nulla d’irregolare».