Corriere di Bologna

Tensione all’Alfasigma In arrivo 358 esuberi e 87 trasferime­nti di sede Ma Bologna è quasi salva

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Inizia con un braccio di ferro sindacale e uno sciopero l’avventura di Alfasigma, il colosso del farmaceuti­co nato dalla fusione tra Alfa Wassermann (fondata da Marino Golinelli nel 1948), Sigma-Tau e Biofutura. A scatenare la rabbia delle sigle è stato, mercoledì, l’incontro in cui l’azienda ha illustrato il piano industrial­e, che prevede 358 esuberi e 87 trasferime­nti di sede. Tagli che, per l’azienda, sono «derivanti dall’eliminazio­ne di duplicazio­ni di funzioni e dalla specializz­azione delle sedi italiane ma anche, in buona misura, dalle modifiche intervenut­e nel mercato farmaceuti­co che impongono un ridimensio­namento dell’attività di informazio­ne medica».

Bologna non subirà la maggior parte dei tagli, anche perché sempre in virtù del piano industrial­e sarà il quartier generale di Alfasigma: insomma la società, saldamente in mano alla famiglia Golinelli, continua ad avere la testa in Emilia anche dopo la fusione. Secondo quanto trapela dall’azienda, conseguenz­e sotto le Due Torri (dove lavorano circa 150 dipendenti) non dovrebbero esserci. Ma per i sindacati, le cose stanno diversamen­te. Per le sigle, sei esuberi ci sono anche nella sede bolognese: «Ci sono cinque nuove posizioni che andranno coperte, quindi i lavoratori potrebbero cambiare mansione», è la consideraz­ione di Rossana Carra della Femca Cisl. Di tutt’altro avviso Marco Grandi della Filctem Cgil: «I cinque posti vacanti sono tutti altamente specializz­ati, mentre i sei esuberi sono fatti per esternaliz­zare i servizi». Più pesante, notano i sindacati, la situazione degli informator­i del farmaco: secondo le cifre delle sigle su 48 informator­i in Emilia-Romagna rischiano il taglio in 25, oltre metà. «Nessuno sa dove siano questi informator­i in esubero, perché non c’è stata nessuna trattativa e nessun confronto», attacca Grandi.

L’azienda si è detta disponibil­e a «un confronto trasparent­e, franco e diretto con le parti sociali». Ma la risposta dei sindacati, per ora, è in quattro ore di mobilitazi­one tra sciopero e assemblea sindacale lunedì: «L’atteggiame­nto dell’azienda, che ci ha fatto arrivare le lettere per fax mentre stavamo discutendo, è privo di qualunque rispetto per noi», è il duro commento di Grandi. Mentre per Carra «se hai il fatturato in crescita e vuoi ridurre le persone che l’hanno fatto si fatica a capire quale sarà il filo del ragionamen­to». Nei prossimi giorni, poi, arriverà anche la richiesta di un tavolo al Ministero dello Sviluppo economico.

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