PATTI SMITH RADIO ETHIOPIA, 30 FOTO
Si inaugura oggi la personale dell’olandese Gijsbert Hanekroot dedicata ai ritratti della cantautrice, realizzati nel 1976 durante la tournée europea del lancio del celebre disco. Sarà presente il fotografo. Vanna Vinci per l’occasione realizzerà tre oper
Nei mesi scorsi Bologna, dopo qualche anno, ha potuto rivedere in carne e ossa Patti Smith, protagonista del concerto al Teatro Manzoni e di un firmacopie del suo libro M Train. Da oggi potrà anche ritrovare la settantunenne sacerdotessa nel rock nelle 30 immagini realizzate dal fotografo olandese Gijsbert Hanekroot, esposte presso Ono Arte. L’esposizione Patti Smith by Hanekroot, che si inaugura alle ore 18,30 in via Santa Margherita 10 alla presenza dello stesso fotografo nato a Bruxelles nel 1945, racconta una delle icone degli anni 70. Patti Smith ha iniziato la sua carriera nella New York di fine anni 60 alternando la scrittura di poesia a quella di musica e alle performance. Il suo nome è legato a quello di grandi artisti come Robert Mapplethorpe, a cui ha dedicato nel 2010 il memoir Just Kids. In cui ripercorre i sentieri che dall’infanzia a Chicago la portarono a New York e all’incontro con Mapplethorpe, non ancora fotografo e alle prese con la propria omosessualità. Uniti da un’amicizia rara e preziosa e da un patto di reciproco sostegno, fondato sulla condivisione di idee e progetti. Un libro in cui la Smith racconta anche del Chelsea Hotel e della prima volta in cui vide esibirsi Jim Morrison. In una New York dove poteva capitare di incontrare Allen Ginsberg in una rosticceria, di dare ricovero a Gregory Corso, di scrivere una canzone per Janis Joplin o di essere consolata da Jimi Hendrix davanti ai gradini di un pub. I primi lavori di Patti Smith erano legati a scrittura e pittura, ma frequentando la scena musicale della città si avvicinò al nascente punk. Arrivando nel 1975 a incidere il suo primo album «Horses», prodotto da John Cale e divenuto in seguito una pietra miliare del rock. Un disco che alternava pezzi originali, cover e poesia orale, mentre il disco successivo, «Radio Ethiopia», presentava un suono ancora più crudo e fortemente ispirato dai Motor City 5. Fu proprio in occasione del segmento europeo